Sei anni di silenzio nel mondo musicale moderno fatto di ascolti compulsivi su Spotify di una manciata di singoli sono come un salto da un’era geologica verso un grosso burrone. Un mercato discografico sempre più liquido e digitale che spinge maggiormente sull’instant hit piuttosto che su opere complete.

Tutto questo ai Verdena non sembra interessare molto. Annuncio del nuovo disco e del tour di supporto in Estate, sold-out praticamente quasi ovunque, con date raddoppiate se non anche quadruplicate, prima ancora che il supporto uscisse. Che siano dei montanari che se ne fottano di tutto e non stiano a fare calcoli lo dimostra pure l’assenza di veri e propri singoli di lancio se escludiamo “Chaise Longue” che fungeva più come antipasto chiesto dalla casa discografica. Un numero per altro neanche troppo stuzzicante, una sorta di b-side periodo Wow uscita monca.

Se all’Alcatraz ultimamente sono di casa, il tramezzino gamberi e salsa ros pre-concerto marca Eurospin è diventato un’altra quasi costante spezza-fame a cui di solito faccio seguire in base al periodo frutta di stagione, arancia per questa serata.

Dopo una passeggiata al gelo in ottimistico assetto da giornata primaverile, danzando tra i vari semafori riesco ad arrivare in tempo per vedere gli sconosciuti Howling Orchestra che dopo una partenza in sordina provano ad intrattenere il pubblico in attesa che dell’ora fatidica. Il sound probabilmente non è particolarmente affine a quello della band che seguirà da lì a poco.

21.30 finalmente con un po’ di ritardo rispetto ai programmi la musichetta di sottofondo va a sfumare, le luci si spengono e i tre di Albino si palesano sul palco presentandosi con “Pascolare” che ha un buon tiro come buona parte degli altri suoi fratellini.

Tempo di finire la birra e dopo un paio di pezzi provo a pogare sotto al palco recuperando un po’ di posizioni.

I pezzi del nuovo disco prendono molto spazio nella scaletta e le versioni live danno nuova linfa alle versioni da studio, peccato soltanto per l’acustica paludosa del locale con quei suoni ovattati che andrebbero bene per un concerto di elettronica.

Nel mezzo è uno sfrigolare di corpi con gocce di sudore costante che vengono solo in parte bloccate dall’impianto di areazione del locale.

Le ali di solito etichettate in altri campi come collettivi estremi da rami da potare, qui si dimostrano essere come sempre moderate, ove il centro invece diventa piazza di lotta, resistenza e pogo. Con qualche scintilla prevedibile tra chi troppo vuole pogare e chi vorrebbe proprio non vedere muovere una mosca e neanche uno smartphone. Probabilmente venisse vietato l’introduzione di tali dispositivi si scatenerebbe solo una parziale isteria collettiva, visto che in fondo di millennials tra il pubblico non se ne vedono.

Altre scintille arrivano dal palco dove Alberto si dimena nervosamente con un pedale che non funziona a dovere, scusandosi con il pubblico ben due volte. Poi arriva il momento di attaccare con “Razzi, arpia inferno e fiamme”, prima che lo stesso si accomodi quieto al piano per la doppietta “Scegli me” - “Puzzle”.

Breve break per loro e per noi e poi via una dietro l’altra le ultime cartucce, ultimi saluti e la botta finale semi-annunciata con la title-track che dà il nome all’ultimo disco. Generosa adrenalina hardcore per scaricare definitivamente le pile prima di interrompere definitivamente il coito e tornare bagnati a casuccia.

Pur non considerando “Volevo Magia” come tra le opere fondamentali dei Verdena, sono contento di non aver rivenduto il biglietto e soddisfatto nel vedere come ancora possano intrattenere piacevolmente e far volare alti.

Volendo trovare il pelo nell’uovo, oltre alla già citata acustica, avrei gradito qualche recupero ulteriore dal “Suicidio del samurai”, ma poi ricordo di aver già avuto modo di ascoltare live alcuni dei pezzi più datati.

L’evoluzione musicale dei Verdena da “Viba” a “Volevo magia” è stata evidente, come parallelamente la mia lo è stata dalla prima volta che li vidi incredulo durante il tour di Wow nelle campagne della mia piccola cittadina nel profondo Sud, con altri passaggi intermedi fino a giungere stasera al centro del Mondo e non sapendo più chi gioca in chi casa e chi in trasferta.

Passano gli anni, si intravedono i primi timidi capelli bianchi, si diventa dei rompicoglioni esistenzialisti, ma le scintille rimangono una bella costante per rimuovere il superfluo.

 

Setlist:

Pascolare

Crystal ball

Dialobik

Chaise longue

Cielo super acceso

Paul e Linda

Viba

Starless

Luna

Don calisto

Nei rami

Trovami un modo semplice per uscirne

Razzi arpia inferno e fiamme

Sino a notte (D.I.)

Canos

Loniterp

Puzzle

Scegli me (un mondo che tu non vuoi)

Encore:

Muori delay

Valvonauta

Un po’ esageri

Sui ghiacciai

Volevo magia

 

 

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