Cover di Canzoni a manovella

Canzoni a manovella
Album - 9 giugno 2000 - Debaser id 19446

di Vinicio Capossela

Per molto tempo fui ebanista
Operaio in borgo d'Ognissanti
Mia moglie lì faceva la modista
E in questo modo tiravamo avanti

Quando la domenica era bella
Ci vestivamo a festa per andar
In via dell'Euchadé tanto per fare
Contenti di veder decervellare

I nostri due marmocchi impiastricciati
Brandendo lieti i miseri balocchi
Salivan su con noi nella vettura
Felici correvamo in via Euchadé

Strozzati tutti quanti allo steccato
Menando colpi per meglio veder
Cercando sotto i piedi un asse o un sasso
Per non sporcar di sangue gli scarponi

Venite, vedete, la macchina girar
Dal ricco ammirate la testa via volar

Eccoci bianchicci di cervella
I pargoli ne mangiano e noi pure
Il palotino affetta con livore
E le ferite e i piombi ci godiamo

Poi vedo sulla macchina spaurito
Un brutto ceffo che mi torna poco
Ti riconosco in faccia bel tomino
Ci hai derubati e non mi fai pietà

A un tratto per la manica mi tira
La sposa mia che avanza con premura
Ma sbattigli sul muso un bel piastrone
Che il palotino si è girato in là

Sentendo il suo superbo ragionare
Mi gonfio di coraggio e da insolente
Di merdra al ricco tiro una gran piastra
Che in faccia al palotino si spatacca

Di colpo oltre il recinto son menato
Dalla folla inferocita strapazzato
E son caduto dritto a testa in giù
Nel vortice da cui non torni più

Venite, vedete, la macchina girar
Dal ricco ammirate la testa via volar

Ecco cosa capita a chi ignaro
Passeggia per veder decervellar
In via dell'euchadé da malaccorti
Si parte vivi e si ritorna morti
Il tuo voto:
É arrivato sul pallone con il botto del cannone
É arrivato sul treruote con la gotta sulle gote
É arrivato in aerostato, coi forzuti del Caucaso
Sul Mercedes cabinato è arrivato il Marajà

Col monocolo e il ciclofono
Va in rivista il Marajà
S'alza l'asta del ginnasta
Quando passa il Marajà
Si sollevano i manubri
Dei sollevatori bulgari
Si spara l'uomo cannone
Quando passa il faraone
Apre il mazzo anche il pavone
Se lo chiede il Marajà

Si scompiscia si sganascia
Si oscureggia il Marajà
Raglia tutta la marmaglia
Quando raglia il Marajà
Sguaian forte i commensali
Versan gli otri ed i boccali
Il pascialato si stravacca
Se stramazza il Marajà

Ma zittiscono e squittiscono
Se sternuta il Marajà
Si stupiscono e svanisono
Se si acciglia il marajà
I giannizzeri ottomani
Fanno guardia ai suoi divani
Col ventaglio e col serraglio
Danno lustro al Marajà

La circassa su una stola
Di ermellino si consola
Gli occhi viola si ristora
Sui coscini di taftà
Alle corse degli struzzi
Fa la mostra dei suoi vizi
Sognan tutti i suoi topazi
Di diventare Marajà

Marajà! Marajà!

Astanblanfemininkutan
Melingheli stik e stuk
Malingut!

Con l'Uncino e la Phinanza
Si rimpinza il Marajà
Tutti accoglie tutti abbaglia
Tutti ammalia il Marajà
Fa da padre e da padrino
Alza tutti al suo destino
Non bisogna più pensare
Pensa a tutto il marajà

Ma t'attacca con riguardo
Tutto il marcio del suo sguardo
Se non credi più a nessuno
Niente crede neanche a te

I miei sogni se li è presi
L'uomo nero e non li ha resi
L'uomo nero che li tiene
E ti trattiene un anno intero
M'han coperto tutto d'oro
E poi mi han lasciato solo
Solo, solo qui a pensare
A diventare marajà

Marajà! Marajà!

Astanblanfemininkutan
Melingheli stik e stuk
Malingut!
Il tuo voto:
Con una rosa hai detto
vienimi a cercare
tutta la sera io resterò da sola
ed io per te
muoio per te
con una rosa sono venuto a te

bianca come le nuvole di lontano
come una notte amara passata invano
come la schiuma che sopra il mare spuma
bianca non è la rosa che porto a te

gialla come la febbre che mi consuma
come il liquore che strega le parole
come il veleno che stilla dal tuo seno
gialla non è la rosa che porto a te

sospirano nell'aria le rose spirano
petalo a petalo mostrano il color
ma il fiore che da solo cresce nel rovo
rosso non è l'amore
bianco non è il dolore
il fiore solo è il dono che porto a te

rosa come un romanzo di poca cosa
come la resa che affiora sopra al viso
come l'attesa che sulle labbra pesa
rosa non è la rosa che porto a te

come la porpora che infiamma il mattino
come la lama che scalda il tuo cuscino
come la spina che al cuore si avvicina
rossa così è la rosa che porto a te

lacrime di cristallo l'hanno bagnata
lacrime e vino versate nel cammino
goccia su goccia, perdute nella pioggia
goccia su goccia le hanno asciugato il cuor

portami allora portami il più bel fiore
quello che duri più dell'amor per sé
il fiore che da solo non specchia il rovo
perfetto dal suo cuore
perfetto dal dolore
perfetto dal dono che fa di sè
Il tuo voto:
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Tu e Canzoni a manovella
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