C'è qualcosa di profondo che può turbare l'ascolto del secondo lavoro dei Washer: la chitarra. Madonna, quella maledettissima chitarra; però affascina. Se vi dicessi che questo disco naviga allegro tra garage rock, i Nirvana canonici e post-hardcorella? So che penseresti a chitarre cicciose, loudness vertiginosi e sfregamenti delle membrane craniche; niente di tutto ciò.

La chitarra è crunchy e sottomessa alla voce, la voce. Basso e batteria restano quieti appena sotto le chitarre; però affascina. Senti gli sgolamenti di Cobain sopra la versione del rock 'n roll di J Mascis. Gli Husker Du senza ardore e gli Helmet diluiti in acqua. Gli Slint senza Albini e Albini squatter newyorchese.

Ci piace, ci piace tantissimo, come non potrebbe? Affascina. Ma belli miei: io posso accettare le chitarre così ma a questo punto è questione di produzione, e forse forse ciò che penso sia sbagliato è totalmente corretto.

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