Il rosso che veste questo autentico gioiello di forgia italica non è il rassicurante rosso della sera, intesa come attimo di quiete e riposo, in cui ci si ritrova. Le gradazioni cromatiche che meglio definiscono tale rosso sono più similari al colore della ruggine, concepita come simbolo della progressiva disgregazione a cui il nostro mondo sta, inesorabilmente, andando incontro.
La tonalità che avvolge Capitale De La Douleur è l'affascinante colore dei petali di rosa, ormai, appassiti. In questo lavoro, dalle atmosfere solenni, viene declamata la decadanza di ciò che abitiamo e che abbiamo sempre conosciuto, di cio che siamo. La tinta fosca di tale rosso rappresenta un opprimente stato d'animo: la stanchezza del mondo, scandita dal sinistro suono delle nostre catene, che continuiamo a trascinarci dietro, come spettri senza requie, immemori di ciò che siamo stati e alla mercè di un avvenire fatuo.
Immagino, non a caso, che questo lavoro sia uscito nel 2002, agli albori di un nuovo millennio. Mi vengono, così, alla mente alcuni versi di ''Maha Pralaha'': ''Electrum draconya/Resting Under/Electrum draconya/The shadows of a passing world''. Mi sembra ora adeguato precisare che Maha Pralaha è, secondo la concezione Indù, il tempo che ha inizio con la morte del Brahma, l'essere creatore. Weltschmerz, il dolore del mondo, è il vuoto che richiama il nulla da cui è partorito, condannando all'indifferenza chi prova tale dolore cosmico. Questo quadro malsano è contornato dal pregiudizio e dall'allusiva provocatorietà della malizia.
I cavalieri dell'apocalisse che regalano, al mondo morente, l'eidetico splendidore di questo capolavoro sono: Nothing, Prejudice, Malice, Indifference, Desire. Lo stesso Nothing, alias Anthony Duman, lo ritroviamo anche nei Caanan, come nei primi lavori dei Monumentum. In Capitale De La Douleur, la sua voce profonda si accompagna ai virtuosismi di Desire e alle chitarre di Mauro Berchi, qui celato sotto l'identità di Prejudice, anch'egli membro degli eccellenti Canaan.
Gli incisivi versi iniziali di ''Leurs Yeux Toujours Purs'' di Paul Eluard (''Capitale De La Douleur'') e le struggenti liriche di Quasimodo (''Colore Di Pioggia E Di Ferro'') danno voce alle ricercate sonorità, principalmente goth rock, ma anche darkwave, che caratterizzano questo secondo lavoro dei Weltschmerz, preceduto, nel 1995, da Symptômes De Ruine. L'album si apre, magistralmente, con l'intro sublime di ''Jade Eclipse'' e si conclude con le atmosfere ambient di ''Omegadown''. Provare a descrivere, con le sole parole, lo splendore che c'è in mezzo, sarebbe riduttivo e inutile: trattasi di sensazioni che possono solo essere provate. Indugio solo nel citare l'outro di ''Maha Pralaha'': un'autentica sorpresa. Imprescindibile.
Tracks:
01 Jade Eclipse
02 Under Archons' Domain
03 Maha Pralaya
04 Downfall Bolero
05 Capitale De La Douleur
06 Colore Di Pioggia E Di Ferro
07 Inanna Incarnates
08 Omegadawn
Carico i commenti... con calma