Attingere all’inattingibile: questo da sempre cerca di fare Herzog.

Ma qui esagera.

Qui, gioca a fare l’intermediario tra due mondi: tra il mondo di chi ha cinque sensi ed il mondo di chi ne ha tre soltanto.

Qui, l’inattingibile lo è per davvero.

Tra i due mondi, una voragine.

L’unico modo per arrivare dove il “cinema verità” non può arrivare —il mago bavarese lo sa bene— è girare un documentario come fosse un film di finzione.

Inarrivabile prestigiatore, Herzog rende più vera la realtà per mezzo di artifici (e viceversa).

Non resta che stare al gioco.

Duro, anzi durissimo, è stare al gioco, stavolta.

Apre una feritoia, un pertugio attraverso il quale invita a spiare un mondo inimmaginabile.

Guardarvi attraverso, sappiatelo, è possibile soltanto per finta.

Ma ne vale comunque la pena.

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