Guardare un film come Kynodontas non ti permette il lusso di apprezzare oppure no, permette di scegliere se pensarci su, oppure no.
Sminuire questo saggio sociologico facendo la pantomima didascalica di cosa succede nel film: preferirei di no. Se preferisci di sì, puoi trovarlo sulla rete cercando qualsiasi altra recensione. E non parlo di saggio per fare il figo, o perché è stato una mattonata sullo scroto, o perché voglio attirare l'attenzione, ma perché se mi mettono le lasagne sotto agli occhi non le chiamo strati di pasta con ragù, le chiamo lasagne. Però non le mangio.
 
Se ne può discutere, di questo Kynodontas, e sarebbe interessante vedere le solite larve che si ritraggono non senza spappolarsi le unghie dal nervoso, perché le cose vanno bene così come sono e chi vuole cambiarle è solo un rompipalle. Forse è ora di cambiare qualche cosa. I periodi storici finiscono, e talvolta una fine coincide con uno splendente nuovo inizio. Perché non provare? Come spesso accade quando bisogna scegliere tra due cose, e non c'è una risposta giusta o una sbagliata. E' meglio farti soffrire con la verità? E' meglio se ti evito la sofferenza, ma ti celo la verità? In questo film (così come nel successivo Alpeis), Lanthimos, sfodera uno stile che non è possibile non ricondurre a Micheal Haneke. In qualsiasi altro film avrebbe una rilevanza sulla valutazione finale e personale del film, ma in questo caso non frega niente, perché come parlare con due persone che la pensano allo stesso modo, non mi interessa chi ha formulato il pensiero in origine, a me interessa capire la chiave di lettura, e dopodiché mandarmi in analisi di me stesso.

Se ti sta sul cazzo Haneke, è parecchio difficile che trovi qui qualcosa di interessante.

Arrivando al dunque questo film va visto, e visto che nessuno l'ha suggerito qui, ci provo io. Sperando almeno di incuriosire un po', e sperando di non attirare i feroci  Se poi non ti piace mi interessa ancora di più sapere il tuo punto di vista, potresti essere per me illuminante. Oppure te ne esci con la menata della violenza fine a se stessa, o del regista sfigato che vuol fare il cinema d'autore, che ci ha abbindolati tutti, poveri pecoroni, che gli andiamo dietro chissà per quale moda ti sei immaginato.  No, in questo film si parla di tutto quello che è alla base della vita di ogni persona. In questo film si parla di origine, di potere, di limiti. Si parte da una famiglia, in una realtà che non può esistere perchè non è reale, dentro ad un gioco che non piacerebbe a nessuno, perché in questo caso il gioco è a carte scoperte.
 
Interpretazione e regia perfettamente in linea con quello che è il mio gusto ultimamente, gli faccio i complimenti perché mi fa pensare, e mi fa venire voglia di cinema che comunque non è una cosa da poco.

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