Il periodo più fecondo e creativo di Hitchcock, quello in cui perfeziona l’espressione stilistica dei suoi lavori, è quello “americano”. Senza scordare gli oltre 200 telefilm “Alfred Hitchcock Presents”, sono di questo periodo le sue pellicole più belle, “L’ombra del dubbio”, "L'altro uomo", "Intrigo internazionale", “La finestra sul cortile”, "Psyco", “Frenzy”, "La donna che visse due volte", "Nodo alla gola" e "Il delitto perfetto".
Con "Il delitto perfetto", Alfred Hitchcock ci ha consegnato un altro emozionante thriller con una solida suspense, rielaborando Il lavoro teatrale "Dial M for Murder" di Frederick Knott, una storia crminale di rara bellezza. Suspense è la parola citata più spesso quando si parla di Hitch, la caratteristica espressiva che da sempre gli si associa, l’impronta che ha dato a quasi tutti i suoi lavori. C'è una netta separazione tra le cose di cui è informato lo spettatore e quelle a conoscenza dei personaggi sulla scena. Nella tecnica narrativa del regista inglese, questo è l'elemento più importante, ed è il motivo per cui si vive il film in palpitante attesa.
La trama è abbastanza semplice : il giocatore di tennis Tony Wenice (Il personaggio più cinico che Hitchcock abbia mai messo in scena), conduce una vita di lussi a spese della ricca moglie Margot (Grace Kelly). Quando viene a conoscenza che la donna ha una relazione con uno scrittore, decide di ucciderla. Trova il sicario adatto allo scopo, ricattando un suo vecchio compagno di università. Il piano è congegniato alla perfezione. Mentre il killer è in casa nascosto dietro una tenda, Tony si procura l'alibi andando a una cena. Durante la serata telefona alla moglie, l'assassino deve colpire nel momento in cui la donna risponde alla chiamata... ma ecco il primo colpo di scena.
Col criterio adottato per "Nodo alla gola", "Il delitto perfetto" è ambientato in una sola stanza. Non ci sono scene di particolare violenza, perché inutili. Il regista si dedica solo allo sviluppo della trama, al perfetto meccanismo ideato da Frederick Knott. Il pubblico conosce tutto, il mandante e il piano che ha concepito, l'esatta sequenza degli eventi, la psicologia dei personaggi. Gli attori sono usati come i pezzi degli scacchi, mentre consumano il loro destino, la tensione non cala mai perché noi sappiamo, abbiamo un ruolo attivo. La pellicola ha il suo punto di forza nella trovata (davvero ispirata) dello scambio della chiave di casa, che il sicario doveva nascondere sotto la guida della scala del condominio, dopo aver commesso il delitto. In questo bellissimo thriller, troviamo ancora una volta Hitchcock ai massimi livelli, perché usa al meglio la tecnica che l'ha reso famoso.
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