Ultimamente, è innegabile, tra i prodotti mainstream da classifica stanno venendo fuori diverse brillanti "lei". Il riferimento alle varie Kate Nash, Yael Naim e Lily Allen è chiaro, e ben venga una ventata di aria fresca, se si pensa che solo 3 anni fa gente tipo Britney Spears, Kelly Clarkson e Hilary Duff si contendeva i primi posti delle charts mondiali.

Ma mentre quest'ultime si battevano a suon di pompe e copie vendute, un'altra newcomer si apprestava a fare il suo ingresso sulla scena: stiamo parlando dell'allora diciannovenne scozzese Amy Macdonald, che nel 2007 debuttava con "This Is The Life", album che ebbi modo di apprezzare sin dall'uscita, inspiegabilmente arrivato con 2 anni di ritardo in terra nostrana, riscuotendo peraltro un notevole successo che persiste ancora adesso!

Evidentemente deve esserci qualcosa di magico in Scozia, spesso fucina di talenti e personalità sicuramente notevoli; penso alla leggendaria Elizabeth Fraser (Cocteau Twins), Shirley Manson (leader dei Garbage), ed Angela McCluskey (splendida voce del maestoso "Angel Milk" a cura del progetto Tèlèpopmusik)! Se è vero che per generazione, qualità vocali, e proposta, non è certo il caso (e ci mancherebbe) di paragonare la Fraser alla Macdonald (più riconducibile invece ad un misto tra Dolores dei Cramberries e la conterranea KT Tunstall), è altresì vero che rispetto a quest'ultima (autrice di un poppettino piuttosto insulso), la giovane Amy dimostra capacità molto interessanti!

Voce profonda e particolare, all'ascolto più vissuta ed "adulta" rispetto a quanto esprime l'anagrafe, timbro vellutato e potente al tempo stesso (dotata tralaltro di una discreta estensione), ed un adorabile accento british, si fanno strada tra le 11 semplici, ma decisamente belle, canzoni che forgiano un album ricco di melodia, lontano anni luce da quello che mtv e billboard propongono attualmente sui loro palinsesti. Un lavoro al confine tra folk-rock e sonorità indie/pop, con la presenza dell'inseparabile chitarra acustica, e strumenti classici (la cornamusa della ghost track "Caledonia", il flautino sixties d"Poison Prince"), e arrangiamenti curati nel dettaglio (il country-pop e gli stuzzicanti accordi dello splendido singolo di lancio "This Is The Life").

Le canzoni risultano tutte ben fatte e sicuramente gradevoli, più volte verrà da reapettare episodi come "Mr.Rock & Roll", la sorprendente "Let's Start a Band" (con parti melodiche e chorus molto riusciti) e la deliziosa "Footballers' Wife". Buoni anche i pezzi più movimentati e tradizionali rigorosamente in 4/4, come l'accattivante "A Wish For Something More", e la scanzonata "Barrowland Ballroom".

Un esordio senza dubbio positivo, che difetta soltanto dal punto di vista del songwriting (veramente banali certi frangenti come "Youth Of Today"), ma che lascia ben sperare per il futuro di questa giovane rivelazione, che a giudicare dalle interviste che girano in rete, parrebbe anche una ragazza con i piedi per terra e con una genuina e smisurata passione per quello che sta facendo.

"....C’è un sacco di gente che si mette a fare questo mestiere per essere riconosciuto, per diventare una celebrità.
A me non è mai interessato. Suono e scrivo canzoni perché mi piace, punto.
 E se un giorno dovessi diventare un idolo dei teen ager, francamente credo che smetterei.
Trovo particolarmente triste che si possa diventare famosi semplicemente sposando un personaggio celebre.
Una volta le celebrità erano i Frank Sinatra, i Fred Astaire, i Marlon Brando…veri artisti,
mentre oggi basta comparire in un reality. E’ una cosa triste, prendere a modello gente senza talento...”.

.....Ma sarà di parola?!

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