In questa recensione non parlerò di dati tecnici, né farò una critica al manuale, anche perché penso che questo testo, essendo l'immenso capolavoro e il mastodontico super classico che tutti noi musicisti classici gli riconosciamo, sia già perfetto così com'è. Ok, magari avrà bisogno di alcuni aggiornamenti, dato che questo libro, col titolo di Manuale di armonia, è uscito nel 1963, ma l'impiqnto del Trattato, per quanto mi riguarda, va lasciato così com'è.
Prima di continuare, ci tengo a sottolineare che il Trattato di armonia è la trattazione più ampia di Funzioni strutturali dell'armonia, altro testo assolutamente fondamentale di Schönberg (di cui sono in impaziente attesa di una nuova edizione in volume), in cui il compositore austriaco, fondatore della Seconda scuola di Vienna, in cui aveva riunito due suoi allievi, ovvero Alban Berg e Anton Webern (non dimentichiamo, noltre, che, in quel periodo, stava mettendo in pratica ciò che per la musica del Novecento è un'innovazione davvero straordinaria, ovvero la dodecafonia [o serialità]). I compositori successivi, come ad es. il veneziano Luigi Nono (che ha sposato Nuria, la figlia di Schönberg), Henze, Hindemith, e così via (fino ad arrivare al compositore e direttore d'orchestra francese Pierre Boulez (allievo della scuola di Darmstadt e che ha composto, tra l'altro, Le marteau sans maître [ovvero Il martello senza padrone], hanno poi portato il metodo compositivo seriale alle sue estreme conseguenze, dando origine alla serialità integrale.
Come si potrà intuire, questo testo è per chi si occupa già di questioni squisitamente musicologiche, ma include anche delle importantissime riflessioni pedagogiche che sono ancora attuali.
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