"Dodi Battaglia. Ma che volete pretendere da uno che esibisce dieci Stratocaster, altrettante Les Paul e fior di pedali e amplificatori per cantare roba tipo "L'altra donna"..."

(Cit. Un Luogo Comune)

Ebbene, carissimo Luogo Comune, dal 2003 ti trovi, a parere non mio (che la chitarra la strimpello appena) ma di molti altri geni dell'acustica, in torto. A dire la verità, dalla fine degli anni '80 ti esprimevi anche consapevolmente, visto che di certo "Amici per sempre", "Dimmi di sì" e "Donne Italiane" tutto sono meno che canzoni innanzitutto ascoltabili, e poi anche in grado di valorizzare il livello tecnico e l'originalità di un chitarrista. Ma torniamo al 2003.

"D'Assolo" è un disco indirizzato prevalentemente a chi presta un ascolto un minimo attento. Registrato interamente ed esclusivamente con una chitarra acustica "Maton Dodi Battaglia Signature" realizzata apposta per il noto chitarrista di Bologna, è un lavoro interamente strumentale. Gli effetti percussivi di alcuni brani non provengono da alcuna batteria, elettronica o acustica che essa sia, ma dal battito delle mani di Dodi sul corpo di questo prestigioso strumento: una cosa che, se vogliamo, rimanda molto allo stile di Tommy Emmanuel, sebbene non sia assolutamente l'unico tratto dell'opera dichiaratamente ispirato al chitarrista australiano. Altri strumenti entrano in gioco solo in "Nordinfesta" e "Primavera a New York", dove a intrattenere un dialogo chitarristico, sempre e solo acustico, con Dodi arrivano Maurizio Solieri (ex-chitarrista di Vasco) e il genio della PFM, Franco Mussida. La collaborazione con Mussida e Solieri porterà poi alla formazione dell'ensemble "Le chitarre d'Italia".

Proprio da "Nordinfesta" vorrei partire per descrivere questo disco: si tratta, pur non essendo l'unico di questo disco con queste peculiarità, di un brano molto languido, mediterraneo, elegante. Le corde "dialogano" e s'intrecciano tra di loro con assoluta perfezione, senza necessità di troppi virtuosismi inutili. Per me il pezzo migliore del disco.

A dire la verità le melodie sono compositivamente quasi tutte molto originali, pulite, e la loro semplicità di esecuzione (in termini di numero di strumenti, non certo in livello di difficoltà) ne accresce il valore. Brani molto introspettivi e dalla voce calda come "Romantica" e "Corazon" non avrebbero neppure un briciolo della loro risultanza sobria e di classe se eseguiti da una qualunque orchestra o ensemble. Peraltro le melodie rimandano molto ad alcuni "ispiratori" di Dodi, a tratti Al di Meola (facilmente intuibili, per esempio, le influenze fusion ed etniche di "Corazon"), a tratti il già citato Emmanuel (sebbene qui sia spesso utilizzato il plettro, i tratti della musica bluegrass australiana si avvertono per esempio in "La Neve ad Aprile" o "Treno per il Mare"). Per rientrare in quel grande mondo che è la world music, non può mancare "Annalisa", elegante suite di superba impostazione latina (attenzione, non latinoamericana).

Ci sono poi alcuni brani che invece stuzzicano per le loro caratteristiche mediterranee e discrete, tra cui la bellissima "1° Giugno" e "Per Tre". La chitarra suona sempre pulita, libera e spontanea: arrivo a dire che si potrebbe quasi parlare di improvvisazione (nel senso positivo del termine, eh), almeno per quanto riguarda brani come "D'Assolo" e "Primavera a New York", entrambi con alcune scale marcatamente blues. Solo la seconda viene talvolta intarsiata da alcuni virtuosismi e passaggi ad alta velocità d'esecuzione, ma questo non compromette assolutamente l'eleganza e lo stile del brano.

Insomma, questo disco mi è piaciuto. Non ho l'autorità di un chitarrista acustico talmente bravo da poterlo giudicare da un punto di vista strettamente tecnico, ma credo non vi possano interessare molto i paroloni. Niente pianoforte, niente batteria, niente basso o contrabbasso: la chitarra suona da sola e, per lo stile del disco, suona meglio di un'intera orchestra. Cinque stellette. Ma come? Non lo dai a "Love Over Gold" e lo dai a questo? Il motivo non lo sto a spiegare, ma spero che nessuno mi faccia una tale osservazione.

Quando avete tempo, se vi attira, ascoltatelo. Opera elegante, di fine realizzazione, sobria ma di gran classe compositiva ed esecutiva.

P.S. Nel 2012 l'opera è stata ristampata, con l'aggiunta di un brano di Dodi dedicato a Lucio Dalla, peccato che la ristampa in commercio non si trovi. Ultima cosa: come potrete leggere, non ho mai nominato la parola "Pooh" nella recensione, se riuscite, evitate di farlo nei commenti, almeno per disprezzare questo disco a prescindere.

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