Esistono band dalla partenza folgorante, quelle che al primo colpo fanno già storia. Ciò può accadere per
diversi motivi: una militanza precedente in altri gruppi che hanno contribuito a formare l'ossatura, il
background personale, una padronanza eccellente degli strumenti, idee chiare, l'intuizione che cambia la
vita e, mettiamoci un pochino di fortuna che non guasta mai, trovarsi nel posto giusto al momento giusto.
Funziona come i "Colloqui di Eranos" in cui ognuno porta la propria dote, la propria cifra professionale e il
fato determina tutto il resto.

Ma questo non è il caso dei Droogs. Il quartetto di Los Angeles apre bottega nei primi mesi del 1972 ma ci
vorranno ben dodici anni, svariati single ed un extended play, per arrivare al primo full length nella primavera
del 1984 dal titolo "Stone Cold World" (Plug 'n Socket).

In questi anni di mezza decade il synth-pop si diffonde a macchia d'olio raggiungendo anche i pinguini in
Antartide e "Stone Cold World", più consono ai primi anni di attività del gruppo, è un damerino in frac che
si presenta ad un pigiama-party, Mattarella al ballo di fine anno dei liceali. Vabbè che la "Città degli Angeli"
è una costante tentazione alla perdizione, un deterrente alla solerzia, ma dodici anni sono veramente troppi.

Ma un motivo c'è e risiede nel nome di Dave Provost, fondatore dei Textones ed ex bassista e tastierista dei
Dream Syndicate. Provost entra in formazione nei primi anni '80 (con il batterista Jon Gerlach che sostituisce
Kyle Raven) prendendo il posto di Paul Motter e insieme al cantante Ric Albin ed il chitarrista Roger Clay
stabilizza definitivamente la line-up della band mettendo a segno il doppio, fulmineo colpo EP-LP nel giro di
due anni. L'avvento dell'ex Dream Syndicate porta nuovo vento sulle vele della band, da tanto tempo ormeggiata
nel porto di Los Angeles, che intraprende un tour in giro per gli States e successivamente, nel 1990, in tutta
l'Europa. La loro L.A., tanto bella quanto ingrata, ha dato visibilità e successo ad altre band contemporanee
come Long Ryders ed i Green On Red (quest'ultimi di importazione poichè provenienti da Tucson), boicottando
sistematicamente la musica di Albin e compagni. In una intervista, il chitarrista Clay, si lascerà scappare una
amara affermazione molto illuminante in questo senso: "You're never a prophet in your home town ". Eppure
sono parte integrante di quel garage-revival in atto in quegli anni, un importante confluente che ingrassa in
quantità e qualità la neonata scena Paisley Underground.

"Stone Cold World" è un lavoro d'amore, di passione, privo di confini stilistici ben definiti, un crudo biascicato
e rimasticato di garage-rock, palese nelle traccie"Change Is Gonna Come" e "Stone Cold World" che sembra
un brano del repertorio degli Stooges. "From Another Side" e "Set My Love On You" contengono tracce
organiche di contaminazione da Cramps (di base a L.A. in quel periodo), mentre "Mr. Right" è una chiara
testimonianza del passaggio di Provost nelle file del Sindacato Del Sogno. La crepuscolare "For These Remaining
Days" dai toni neofolk, inconsueti nella corde dei Droogs e la fantastica "Only Game In Town", ballata noir in
perfetto stile Cave, sono gli episodi più significativi ed emozionanti dell'album che regala anche il doveroso
tributo ai Sonic nella cover di "He's Waitin", registrata in un live a New York City.

I Droogs si sciolgono nel 2010, a quindici anni dall'ultimo disco ("Atomic Garage", Lakota Records) con otto
LP prodotti, una sfilza di singoli, qualche EP, un fantastico live in Europa (terra che li ha amati più della natia
California) e mille sogni infranti sulle coste del Pacifico.

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