Mike Oldfield: Hergest Ridge
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mike Oldfield: Tubular Bells
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
poesia in musica!
Mike Rutherford: Smallcreep's Day
Vinile Ce l'ho ★★★★
Buon esordio e poi solo melma!
  • Falloppio
    5 dic 19
    Con i mechanics?
  • Kism
    5 dic 19
    ʍ la melma!
  • dsalva
    5 dic 19
    La roba fatta con i mechanics non razzola manco la polvere a sto disco
Mike Stern: Upside Downside
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mike Stern: Big Neighborhood
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Mike Stern: Give And Take
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Mike Stern: Time In Place
CD Audio Ce l'ho ★★★★
jazz fusion di gran classe
Miles Davis: In A Silent Way
Vinile Ce l'ho ★★★★★
Capolavoro!
Miles Davis: TUTU
Vinile Ce l'ho ★★★★
massì, critichiamolo pure il Davis anni 80. Lavoro sopra le righe avanti un decennio, con un grande Miller al basso.
Miles Davis: Bitches Brew
CD Audio Ce l'ho ★★★★
beh, linciatemi se non metto 5 a questo disco, ma nonostante tanti ascolti non mi finisce, a tratti mi irrita.....sicuramente non lo capisco.
  • zappp
    26 lug 17
    niente linciaggio, solo impiccagione al lampione più alto!

    e invece va bene così...se non piace mica è un obbligo:-)
  • hjhhjij
    26 lug 17
    Prova ad ascoltarlo quando avrai 38-39 di febbre.
  • Carlos
    26 lug 17
    Quale linciaggio?! Sono d'accordo.
  • Carlos
    26 lug 17
    Preferisco perdere le orecchie e la ragione ascoltando Broetzmann per 10 ore di fila.
  • zappp
    26 lug 17
    @[Carlos] . ti piace infliggerti la cura Ludovico eh D)
  • ziltoid
    26 lug 17
    Prova ad ascoltarlo
  • dsalva
    26 lug 17
    é arrivata la battuta del giorno!
  • macaco
    26 lug 17
    Come ti capisco!
  • ziltoid
    26 lug 17
    Chiedo scusa d, sono un degustibusiano , ma qualcosa di irrazionale mi porta a difendere gli amori che sono stati tali al primo sguardo
  • dsalva
    26 lug 17
    e allora metti Bel e finita qui!
  • ziltoid
    26 lug 17
    But la definizione non mi è bël!
  • dsalva
    26 lug 17
    cazzo metti bel all'ascolto allora
  • hjhhjij
    26 lug 17
    Per me è il disco più figo dell'Universo o quasi. Ma è molto difficile, molto strano. Difficile digerirlo. Hai provato con l'orgia Jazz-Funk Milesiana di "On the Corner" ? Dovrebbe andar meglio.
  • Carlos
    27 lug 17
    Per quel che mi riguarda (ammesso che ve ne freghi qualcosa): non voglio fare una critica con la pretesa che sia una visione sopra le parti e condivisibile oggettivamente da tutti, ma voglio rispondere ad alcune cose dette. Spesso chi dice di non apprezzare Bitches Brew dice di non capirlo o che è poco fruibile o che è "difficile digerirlo" come ha detto Hj. Per me non è niente di tutto questo e comunque non l'apprezzo. Non riesco nemmeno ad apprezzarlo come un disco, che, a detta di molti, unisce diversi continenti o mondi. Ben prima di questo tentativo il jazz si era inserito nell'ottica di un "ritorno alle origini" etc...etc...e l'ha fatto con sperimentazioni arditissime che ha avuto eco in Europa, continente da cui comunque certi jazzisti di NY hanno pure attinto. Quindi per quanto mi riguarda non è nemmeno un esperimento nuovo. Ciò che c'è di nuovo è appunto l'unione col mondo del "rock", ma io lo vedo in senso puramente negativo e naif. Mi sa di venduto, ma al contempo mi sembra che per fare ancora jazz d'avanguardia si crei un nuovo standard che però, nella concretezza del disco stessa, non va a finire davvero da nessuna parte. Non imposta realmente un indirizzo, un percorso e mi pare che semplicemente si crogioli in questo nuovo sound, questa nuova veste che si è dato al genere.
  • Carlos
    27 lug 17
    Non voglio dire che voi che lo amate non capite un cazzo. Voglio dire che questa è la mia impressione. So che "non va a finire davvero da nessuna parte" suona come una critica sterile. Ma io sono uno che ama il free jazz anche dei più estremi, in cui in un certo senso molti possono avere l'impressione che non si vada da nessuna parte. Ma nel free jazz, lo sapete meglio di me, ciò che conta può essere l'immensa, eterna, sequenza e/o sovrapposizione di suoni/mood/emozioni/immagini quando non il "semplice" e onesto tentativo di sviluppo della musica (difficile, per fare un esempio, definire "emotivo" Unit Structures, ma un disco così non si è mai sentito e indicava davvero un nuovo modo di suonare, basta ascoltare).In Bitches Brew invece sento troppa "furbizia" e nei fatti non vedo dove stia la novità, nel concreto della musica si intende. Voi a questo punto mi potete elencare 10 milioni di dischi fusion (che di sicuro non avrò nemmeno sentito perché non mi piace il genere, per le stesse ragioni di Bitches, ma decisamente più centrate per quanto riguarda la svendita del jazz) per farmi vedere che l'influenza e un nuovo corso è stato tracciato. Ma rispetto a ciò che era venuto prima era davvero così?! Anche nell'ambito "fusion" in senso lato Don Ellis non si era di certo risparmiato e con il suo stile a volte scherzoso quando non semplicemente vintage ne ha fatto uso eccome di ciò che la musica contemporanea non jazz gli metteva a disposizione. Electric Bath è di due-tre anni prima di Bitches mi pare (dovrei controllare) e nonostante sia meno pretenzioso, incredibilmente più accessibile, facile e in un certo senso classico (a dispetto delle novità apportate) lo trovo comunque più onesto e unico. Spero di essermi spiegato.
  • Carlos
    27 lug 17
    PS: poi magari davvero non c'ho capito un cazzo eh, però questo è ciò sento, sia letteralmente sia emotivamente sia "a naso", quando lo ascolto.
  • ziltoid
    27 lug 17
    Non credo esistano molti dischi cezz precedenti a questo che hanno sfoderato un'arte di taglia e cuci simile in studio, per di più accostata ad impeccabili mini improvvisazioni di impeccabili mega musicisti (in questo ci sento più genio ed impegno che furbizia), mentre il discorso del jazz che si inchiappetta il rock non credo sia troppo sensato sottolinearlo, messer miles si era già elettrizzato e defibrillato da un pochetto così come altra bella gente in quei limitrofi anni. Il free jazz non lo citerei neanche, il signorone si sa che non ci andava d'accordo, e per quel che mi riguarda lascerei lì anche il termine fusion, sento quest'opera come un esperimento che non assomiglia a nient'altro, e pur essendo un lavoro estremamente cervellotico ai miei padiglioni suona come musica primordiale. Ma preferisco eclissare le menate varie, questo per me fu amore a prima vista, descriverlo non mi appaga, ma anche se all'epoca non ero terreno sono certo che non deve essere stato un morbido e adagevole impatto per la musica. BUT: ognuno è ognuno.
  • Carlos
    27 lug 17
    " Non credo esistano molti dischi cezz precedenti a questo che hanno sfoderato un'arte di taglia e cuci simile in studio, per di più accostata ad impeccabili mini improvvisazioni di impeccabili mega musicisti" sono d'accordo ma per me in questo c'è più furbizia che genio per quel che mi riguarda. Più approccio da pop-rock band che da jazzista. Ho capito che non vuoi descriverlo, ma credo che "il rock che si inchiappetta il jazz" (io la vedo così, al contrario) a me pare sensato sottolinearlo invece. C'è a chi può piacere, ma a me no. E chissenefrega onestamente se a Miles non andava giù il free jazz. Il free per quanto mi riguarda è stato veramente ciò che ha tolto ogni "morbido e agevole impatto per la musica", per dirla con le tue parole. Poi dici che anche il termine "fusion" non ti va a genio, ma intanto senza questo disco probabilmente non ci sarebbe come lo conosciamo perlomeno. Insomma, mi piacerebbe che qualcuno di voi piuttosto che difendere questo gigante della musica, come in fondo, proclamando il tuo amore al primo ascolto, hai appena fatto, mi si offrisse una chiave di lettura/ascolto che esuli da ciò che ho elencato non convincermi, ammesso che ci sia, ammesso che ne siate coscienti di conoscerla o che vi risulti immediata (situazione, quest'ultima, che a me non accade)
  • ziltoid
    27 lug 17
    Individuare musicisti come quelli scelti dal signorone, impiantare improvvisazioni da due/tre minuti in una e più jams collage da mezzora mi risuona un lavoro pantagruelico (non esistevano manco i microprocessori), se poi ti fa cacar COME suona mi va stra bien, però non capisco l'approccio da pop-rock band a cui ti riferisci, l'arte del taglia e cuci lo associo più al mondo del rap o dell'elettronica sinceramente, cosa senti di pop qui? Pop in che senso, soprattutto? Io sento gente che suona in acido le loro escursioni psichedeliche, ed è l'unica cosa rock che riesco a fargli indossare, a parte la chitarrina-ona elettrica dell'ancora infante john mclaughlin e le occasionali ritmiche che non rendono l'ascolto qualcosa di quasi astratto. E sì, escludo il termine fusion perché non ti sto scrivendo dal maggio del '71 e lo trovo estremamente distante dalle connotazioni attuali del termine (al giorno d'oggi si avvicina a sta roba più chi fa psichedelia che jazz) rispetto ad altri discoboli anche precedenti a questo (come può essere hot rats di frank zappa oppure in a silent way dello stesso davis). Che poi la fusion dopo questo non ci sarebbe come la conosciamo sono d'accordo, ma perché in un disco fusion di spessore degli anni seguenti potevi metterci una mano e mega probabilmente pescavi un ragazzotto che avesse suonato qui dentro. Il free jazz l'hai buttato in causa tu, secondo me non c'entra e l'ho ribadito, questo è un disco formato principalmente da lunghi lavori in studio, non da nude, crude, disarticolate ed erudite scalate atonali e girate varie, è proprio un approccio diverso, una rivoluzione diversa. Non mi sto ponendo in difesa di qualcosa, piuttosto tengo ad evidenziare dove secondo me sta la grandezza musicale qua dentro che tu rinneghi, la questione sul capirlo o meno non mi appartiene, probabilmente non c'ho capito un caz manco io che lo venero da una vita ("capire", ma parliamo di musica che vol dì?). Comunque di onanismo tecnico assortito non saprei che farmene, la chiave di lettura/ascolto che mi vien da darti è un tuffo in improvvisazioni lavorate, mantecate ed assemblate come poche volte credo si possa sentire. Ah, tutto questo perché non ho trovato nulla dei connotati tipici fondamentali di questo disco nella tua descrizione, nelle tue righe leggo solo di un jazzista che si è messo a mischiare furbamente il rock nella sua musica, mentre è cristallino come una sorgente carsica che questo disco NON ha inventato la fusion.
  • Carlos
    27 lug 17
    Beh un conto è rispondere a ciò che scrivo e un altro conto inventarsi ciò che scrivo. Nessuno ha definito pop-rock (non-genere nel quale generalmente si mette dentro tutto ciò che viene dal rock dei '50 in minima parte) Bitches Brew. L'idea è che tutti sti processi di studio etc...etc...non erano del tutto ignoti al mondo del rock degli anni '60 ed è per questo che l'ho definito in tal senso. Quella che per te è una rivoluzione copernicana a me non sembra niente di che, semplicemente. Ancora più semplicemente: non un motivo per cui saltare dalla sedia. Poi: nessuno ha detto che ha inventato la fusion. Nella mia analisi di prima l'ho tirata in ballo per prevenire qualsiasi tipo di critica che mi si potesse fare rispetto all'analisi non positiva del disco da parte mia. Non riguarda te?! Chissenefrega. Io ho buttato lì il pippozzo, ma io che cazzo ne so chi risponde?! E poi: io ho detto che c'entra qualcosa il free jazz?! Non mi pare. L'ho tirato fuori per evidenziare ciò che realmente mi sembra tracci un nuovo percorso musicale che porti a qualcosa e l'ho usato per differenziarlo dall'"atteggiamento" che trovo in Bitches Brew. Che le mie orecchie trovano in Bitches Brew! Inoltre io ho chiesto: "chiave di lettura/ascolto che esuli da ciò che ho elencato non convincermi," e tu mi hai risposto con: " la chiave di lettura/ascolto che mi vien da darti è un tuffo in improvvisazioni lavorate, mantecate ed assemblate come poche volte credo si possa sentire." che è ESATTAMENTE ciò che non mi piace e l'ho ribadito da tre commenti. Molto più di quanto abbia detto: Bitches Brew è una svendita del genere. Cosa di cui ho solo un'impressione (e anche questo ho detto, ma non so; sembra che tu non mi legga) come ho detto ed è un'impressione che mi viene da altre considerazioni musicali che ho appunto già espresso. Ho chiesto (a te perché ti sto parlando, ma pure ad altri) UNA roba, con delle condizioni certo va bene, e non mi hai risposto in realtà.
  • Lao Tze
    27 lug 17
    comprensibile il discorso di Carlos fino alla questione dell'approccio più pop che jazz - io penso semplicemente sia stato il pubblico a decretarne il successo più che Miles a strizzare l'occhio a un qualcosa di preciso, insomma nel '69 questa non era proprio la via più immediata per avere un riscontro ecumenico, a maggior ragione venendo da In a Silent Way. Perché in effetti, cosa sia di preciso Bitches Brew non lo si capisce molto bene. Lo stesso Miles diceva ai musicisti (fatti) di premere i tasti dove d'istinto le dita non sarebbero andate, e dubito questa sia una direzione precisa.
    Anche se a me pare più mitologia che realtà, perché se vai a sentire è un disco molto più schematico di quanto possa sembrare. Parte tutto da una geometria elementare di basso e da lì si sovrappongono strati. Tutto qua.
  • Carlos
    27 lug 17
    @[Lao Tze] Menomale che qualcuno in parte mi capisce. A scanso di equivoci mi ripeto: con pop non intendevo i Bitols bagai, voglio che questo sia chiaro. E comunque non sono molto d'accordo: "nel '69 questa non era proprio la via più immediata per avere un riscontro ecumenico" Insomma, le free form freak e stucazz hanno il loro periodo d'oro a fine sessanta e hanno un riscontro dagli appassionati di rock che è di massa e universalmente riconosciuto eh. Basti pensare ai famosi festival di quegli anni. Dal momento che il jazz non era comunque una musica da riscontro ecumenico, soprattutto in quegli anni dove gli intellettualismi abbondavano, direi che come discorso PUO' avere anche senso. Non dico che sia stato così, ma io personalmente ho avuto quell'impressione. Mi sembra una roba tipo: facciamo come fanno gli psichedelici di oggi, ma facendo jazz. A me suona proprio così. E se devo dire la mia: non mi sembra sta gran cosa, ripeto. Quando parlo di volere una chiave di lettura per apprezzarlo: parlo di una prospettiva alla quale aggrapparmi per sentirlo davvero "nuovo", avanti e unico come moltissimi hanno detto di sentirlo all'epoca e come oggi molti dicono che è stato e che è. Capite?
  • Carlos
    27 lug 17
    Per fare un altro esempio di un disco appena successivo e nel quale suonano due dei bitchesbrewiani: Afternoon of A Georgia Faun di Marion Brown. La title track è praticamente quasi ambient ed è veramente un acquerello musicale molto bello e affascinante. Ed è fatto senza avere una base di "rock-funk etc.." su cui creare una musica d'atmosfera. Per questo mi pare più sincero. Sembra fregarsene del resto. Mentre Bitches mi sembra un calderone di robe che più che suonarmi eclettico mi lascia scettico.
  • zappp
    27 lug 17
    @Carlos: mi piace che piu' o meno volontariamente sia saltato fuori l'accostamento del Free a Bitches....Miles si sa, è sempre stato un competitivo, e quando non poteva fare un qualcosa perchè non gli piaceva, amava rispondere a modo suo. Unito al fatto da quella sua sempre famelica voglia di cambiare, e sommando l'influenza che certo Rock (e non) aveva sul suddetto, in Bitches ci ritrovi la ruggente psichedelia di Hendrix, il groove di James Brown e dei Sly & the Family, sommando tutto e tenendo d'occhio il pre-Bitches noterai che questo disco era già in embrione con cose precedenti ed evocative verso gli umori di altri continenti come Filles, Nefertiti, e l'ultimissimo quintetto acustico di Sorcer/Miles Smiles nella metrica. Mettici l'elettricità di Silent ed ecco Bitches.
    Miles in questo disco ha messo in formazione 2 tastieristi, 1 chitarrista traboccante di feedback, e vari percussionisti oltre gli strumenti canonici, praticamente ha raddoppiato Free Jazz di Coleman, dove li' di partenza c'è un approccio geometrico negli schemi ma subito dopo ogni musicista è totalmente sguinzagliato senza dover rispettare paletti, è il trionfo del caos primordiale finalizzato ad una libertà d'espressione indisciplinata (in senso buono eh). Qui invece i musicisti partono da input, unidea astratta, la seguono, si sovrappongono, si inseguono e allontanono, fanno giochi di "dai e vai", ma Miles è sempre li' come un bandleader che con qualche accenno riconduce il tutto ad ordine quando si accorge la bestia sta per scappargli di mano. L'ordine del caos insomma.
    Per tornare al discorso furbizia, mah....ha presentato un disco pieno di dissonanze, polifonie stratificate e asperità ritmica fra le piu' disparate creando una cascata di suoni sfumati, accentati, percussivi, punteggiati ed evocativi che ascoltando Bitches pare di immergersi nella giungla con tutta la flora e la fauna che ti cade addosso....per questo non vedo nessuna furbizia e semmai fosse stata cosi', ne vedo un tentativo fatto nel modo piu' labirintico e ardito.
    Siccome Bitches ha tanti figli, un po' di furbizia (ma di livello) la noterei su un Les McCann ed il suo Invitation to Openness, dove li' oltre ad esserci minor spessore c'è un groove costante/ammaliante/ruffiano e l'eliminazione totale di qualsiasi asperità sonora, o il Red Clay di Hubbard indeciso fra Silent Way e Bitches, o ancora il Brown Rice di don Cherry, piu' gitano ma meno ruvido e selvaggio di Bitches.
    Anzi, la voglio sparar grossa Bitches lo ritroverai in cose tedesche con certe tribali poliritmie in certi momenti di Tago Mago dei Can, e ed in certi astrattasmi evocativi degli Embryo.
    Su Don Ellis ed il suo Electric Bath sono d'accordo con te, è arrivato prima.....e lo ha fatto con gran classe, ma il discorso seppur ampio era più circoscritto in senso di umori, pero' lasciami dire, che chissenefrega chi arriva prima di chi in musica, in fondo non sono le olimpiadi:-).
  • ziltoid
    27 lug 17
    Ehi doc, però non metterti ad abbaiare, sono pacifico nei cazzi miei e non voglio far disamine per vedere chi sputa più lontano. Ho inserito nel discorso cose che tu non hai evidenziato piombando come un meteorite nella definizione di un disco che le necessita perché con quelle crea la sua singolarità nella musica a cui appartiene, a partire dal tipo di trattamento in studio che tu definisci affine al pop-rock. Non sono abituato a leggere panegirici di roba al computer perché ci sto poco attaccato, chiedo un po' di calma messer. Citi e pompi impressioni scritte da me come se ci debba essere astio, dove mai ho scritto che tu lo definisci pop rock? Semmai ho scritto che lo accosti come approccio. Certe lavorazioni in studio non saranno state ignote al mondo del rock (urge un esempio, forniscilo tu), ma si parla di un disco jazz! Ora ti dico semplicemente che mi stranisce il fatto che non ti sembri nulla di che un lavoro che reputo immenso nella tecnica e nella concezione in termini di mezzi ed anno. Comunque ci sta alla grande che tu la veda/senta diversamente, non faremo meno l'amore per questo. Però se non vedi l'accoglienza di varie influenze esterne in un genere come puoi vedere il progredire della musica? Nel senso, perché mettere in discorso l'addescare di ascoltatori per creare uno spettro più ampio di personcelle e non considerare che MAGARI miles si fosse semplicemente appassionato a certe sfaccettature del rock? Era da solo, ha dovuto pigliare per il coppetto ragazzetti giovani e vergini per le sue idee (per me) ancora vergini, e sì questo lo reputo un passo coraggioso. PS se ti conoscessi magari avrei saputo che il mixing-editing non ti piace e bona, non ti proponevo direttamente il disco come tale, magari te lo presentavo come bomba psichedelica. A conti fatti ti chiedo dove sfocino i nuovi percorsi tracciati dal free jazz ed i percorsi tracciati dal brodo di cagna, così per una volante chiacchiera e confrontarci su chi ha seminato di più (ganja o meno). E comunque, qui si sorride con i coroner in cuffia, salute.
  • Carlos
    27 lug 17
    Con ordine dal fondo. @[ziltoid] : 1. "Pop in che senso, soprattutto?" Era questa la domanda che mi aveva lasciato interdetto e mi ha fatto credere che non avessi capito ciò che volevo dire. Comunque vabé mi sono spiegato e chissene. 2. Arrivi al punto che mi interessa finalmente: "se ti conoscessi magari avrei saputo che il mixing-editing non ti piace e bona, non ti proponevo direttamente il disco come tale, magari te lo presentavo come bomba psichedelica." Il problema è che entrambi gli aspetti mi lasciano perplesso. Per il secondo aspetto ho appena scritto nel commento a Lao Tze perché non mi garba, se vuoi guarda e non-risponde anche alla domanda che mi hai fatto "perché...non considerare che magari Miles si fosse semplicemente appassionato a certe sfaccettature del rock?". Per il primo aspetto il lavoro di produzione così certosino e importante nel disco mi fa storcere il naso perché la ricollego all'ambito pop-rock sì. Non è che il taglia-cuci l'ha inventato Macero sia chiaro. Già certe cose che faceva Wilson, tanto per dirne uno sono lì a dimostrarlo. Il punto è che per te conta che sia fatto in un disco jazz. Per me è invece una cosa che non la fa contare, anzi. 3. E ora che ti ho detto che non posso apprezzarlo né come bomba psichedelica né come mixing-editing etc...non posso nemmeno apprezzarlo sotto l'aspetto che prende in considerazione @[zappp] quando afferma "ha presentato un disco pieno di dissonanze, polifonie stratificate e asperità ritmica fra le piu' disparate creando una cascata di suoni sfumati, accentati, percussivi, punteggiati ed evocativi che ascoltando Bitches pare di immergersi nella giungla con tutta la flora e la fauna che ti cade addosso" perché come ho già avuto modo di dire non era una novità all'epoca il guardare al continente nero e all'Europa (e viceversa). E quindi 5. E' vero che non siamo alle olimpiadi dove non conta solo arrivare prima e quindi queste considerazioni non descrivono realmente il perché non mi piaccia Bitches Brew, dal momento che ascolto una marea di roba derivativa (ben più di quanto potesse esserlo, ammesso che lo sia realmente, Bitches) che mi piace moltissimo. Il motivo si può forse definire con una frase sintetica che già avevo scritto nel mio primo commento: "che per fare ancora jazz d'avanguardia si crei un nuovo standard che però, nella concretezza del disco stessa, non va a finire davvero da nessuna parte. Non imposta realmente un indirizzo, un percorso e mi pare che semplicemente si crogioli in questo nuovo sound, questa nuova veste che si è dato al genere." In sintesi è questo aldilà di tutte le considerazioni che sono state tirate in ballo sotto molteplici aspetti (vedi free jazz, fusion, mixing-editing, psichedelia etc...etc..). E quindi si torna alla mia domanda che in realtà è un segno d'apertura verso questo disco. 6. Da quale angolo posso affrontarlo in modo che non mi risulti un disco sterile e fine a se stesso?
  • Carlos
    27 lug 17
    Mi sono perso coi numeri. Sono 5. Ma non avevo voglia di rileggere sta roba, perdonatemi ;-)
  • zappp
    27 lug 17
    Carlos, per me il discorso sta all'opposto del "che per fare ancora jazz d'avanguardia si crei un nuovo standard che però, nella concretezza del disco stessa, non va a finire davvero da nessuna parte", Bitches è come un mercato, dovi ci trovi di tutto, dal mangiare al vestire ai cimeli, sta all'artista o all'ascoltatore voglioso di attingere da quella musica e dissetarsi di quel che necessita, se poi il soggetto è pure musicista, suguire un idea di quella musica personalizzandola poi, da tramandare a chi verrà dopo.
    In Bitches c'è un riassunto completo, esaustivo e approfondito di quel che andava in quel momento (guardando dietro) impastato in modo futuribile (guardando avanti), una tavolozza di colori dove il pittore ti fa vedere in un colpo solo tutti colori esistenti, che poi starà a te saperli miscelare in un modo personale (mi sono ripetuto perlando per metafore, scusami) per questo Bitches è forse l'esatto opposto della sterilità, bensì una massiccia quantità di idee a rischio overdose o infarto artistico nel tentativo di assimilarle tutte.
    Pero', e purtroppo non posso suggerirti da quale angolo affrontarlo se a te arriva così sterilmente dopo tanti ascolti, ho provato a dire la mia opinione (attaccabilissima anche se qui non cambio idea) inconsciamente cercando di convincerti, anche se non volevo, perchè sulle forme d'arti resto sempre dell'idea che ognuno debba arrivarci con le proprie gambe.
  • zappp
    27 lug 17
    mi che ci troviamo più d'accordo su Federer D)
  • ziltoid
    27 lug 17
    Uh bon Carloz capisco, eh sai vedo tutta la tiritera dietro la registrazione come indice di composizione da applauso a quattro mani, ed anche se in maniera meno ortodossa si tratta anche lì di spostare note a destra e sinistra, ma ciò che mi porta ad ascoltarlo non sono di certo queste motivazioni, fin qui arrivo a dire "minchia gran disco", ma se lo piazzo tra i miei discoboli è questione di produzione in termini di suono e di semplice approccio su di moi. Ed ora ho fame, di Live/Evil però.
  • Carlos
    27 lug 17
    @[zappp] eh capisco che tu ci vedi tutto dentro. Per certi versi pure io, ma come ho scritto precedentemente: "mi sembra un calderone di robe che più che suonarmi eclettico mi lascia scettico." Dove non è stato sterile, ha influenzato roba che non mi garba, anche se a posteriori, in ambito PERO' NON JAZZ qualcosa gli devo per un amore (Jon Hassell?) ;-)) Magari semplicemente è che non sono fatto per questo disco, dato che altri "affreschi musicali" in jazz mi piacciono, come quello di Marion Brown che ho citato prima @[ziltoid] Io invece torno indietro ad altro, perché intanto mi è tornata voglia di jazz, parlandone così tanto: Contours di Sam Rivers ;-D Grazie comunque a tutti per tutta la faccenda. Ho fatto anni a pensare: magari non ci capisco qualcosa. Ma vedo che anche le risposte di appassionati come voi hanno tirato in ballo cose che non mi erano ignote e alle quali comunque ho pensato.
  • zappp
    28 lug 17
    Grazie a te Carlos, e bella chiacchierata!
  • dsalva
    28 lug 17
    soccia che vespaio che ho agitato con questo ascolto!!......non replico, in quanto ritengo di non essere all'altezza di voi eccelsi conoscitori dell'opera e del Davies. Colgo gli spunti, tanti, della vostra discussione. Grazie
  • zappp
    29 lug 17
    macchè vespaio! Ce ne fosse una al giorno di occasioni come queste per parlare di musica in modo approfondito..
Miles Davis: Doo-bop
CD Audio Ce l'ho ★★★
Miles Davis: Kind of Blue
CD Audio Ce l'ho ★★★★★
Miles Davis: Sketches of Spain
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Miles Davis: Four & More
Vinile Ce l'ho ★★★★★
immenso
Miles Davis: You're Under Arrest
Vinile Ce l'ho ★★★
quasi da dimenticare
Mina: Citta' vuota / E' inutile
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Giorni / Ormai
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mina: The collection
CD Audio Ce l'ho ★★★★
Mina: La Mina
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mina: Ap[puntamento in Tv
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mina: Renato / Eclisse twist
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Italiana
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: La Voce
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Breve Amore / Ta-ra-ta-ta
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Mina
Vinile Ce l'ho ★★★★★
la Mina che preferisco!
Mina: Del mio meglio n. 2
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mina: Per Sempre
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mina: Rane supreme, Volume 1
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Rane Supreme, Volume 2
Vinile Ce l'ho ★★★★
Mina: Attila, Volume 1
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: 15 grandi successi di Mina
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Catene
Vinile Ce l'ho ★★
ennesimo doppio lp che non serviva.
poche le cose degne di nota in mezzo a vaccate immonde
  • Almotasim
    15 apr 18
    Il titolo originariamente era "Catene polinucleotidiche a doppia elica", forse suggerito dal marito medico. Ma le case discografiche son poco lungimiranti.
  • adrmb
    15 apr 18
    "poche le cose degne di nota in mezzo a vaccate immonde " che è un po' il riassunto della sua carriera musicale da quel che ho sentito (tolta ovviamente la voce favolosa)
Mina: 25
Vinile Ce l'ho ★★★
Mina: Cremona
CD Audio Ce l'ho ★★
Mina: Mina canta Lucio
Vinile Ce l'ho ★★
Come rovinare dei capolavori. Con una voce come la sua poteva e doveva solo riuscire meglio!
Mina: 20 successi di Mina
Vinile Ce l'ho ★★★
la meglio Mina nella raccolta della prima casa discografica
Mina: Plurale
Vinile Ce l'ho ★★
disco al limite del decente...pochi squilli tanti trilli