Il beccaro teneva i polli appesi a testa in giù nella vetrina incurante del politically correct, s'era sempre fatto così.
Il "talim" non ammette deroghe "Un Rosso. Un giallo. Un giallo. Un rosso. Un nero."la voce stentorea e monotona da parte dell'"ustad" (il Maestro) è infinita, non importa se ti fan male le dita. "Un Rosso. Un giallo. Due giallo. Due rosso. Un nero. Un rosso. Un nero. Un giallo" Sempre così da mane a sera tutti i dì.
A Tabriz fa alba un po' prima che in altre parti del globo e il macellaio dietro la bottega pensa solo a sgozzare i suoi polli da appendere a testa in giù.
Della musica italiana si è già detto tutto, si è passati dalle papere e i papaveri alla Rolls Royce di Achille, dalla coccinella ai cammelli nelle grondaie o, se preferite, dai New Dada ai Krisma.

Questo disco è come un tappeto orientale; sempre uguale a se stesso ma sempre magnifico, tutto il lavoro risente della scuola cantautorale settantiana italiana senza però mai scadere nel "già sentito".
Le parti migliori Mercoledì di Festa e Danny il Greco.

note: Talim? C'è un manualetto Sansoni, uscito nel 1969 "I TAPPETI" in cui Maria Ludovica Vervelli racconta il talim: il libro che "dettava" i tappeti. (cit. Sergio Frau Omphalos pag. 624)

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