Il beccaro teneva i polli appesi a testa in giù nella vetrina incurante del politically correct, s'era sempre fatto così.
Il "talim" non ammette deroghe "Un Rosso. Un giallo. Un giallo. Un rosso. Un nero."la voce stentorea e monotona da parte dell'"ustad" è infinita, non importa se ti fan male le dita "Un Rosso. Un giallo. Due giallo. Due rosso. Un nero. Un rosso. Un nero. Un giallo" Sempre così da mane a sera tutti i dì.
A Tabriz fa alba un po' prima che in altre parti del globo e il macellaio dietro la bottega pensa solo a sgozzare i suoi polli da appendere a testa in giù.
Della musica italiana si è già detto tutto si è passati dalle papere e i papaveri alla Rolls Royce di Achille, dalla coccinella ai cammelli nelle grondaie o, se preferite, dai New Dada ai Krisma.
Tutto il lavoro risente della scuola cantautorale settantiana italiana senza però mai scadere nel "già sentito".
Le parti migliori Mercoledì di Festa e Danny il Greco.

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