La linearità non è per chi alla leggiadria preferì il vertiginoso piegarsi e ripiegarsi del suono.
Spirali armoniche, lasciate andare al loro austero dondolìo.
Pizzicare corde tese e ricavarne inespugnabili profondità, giri di danza e tessiture: questa, l’arcana semplicità del veneziano Kapsberger.
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Di alemanno, Johannes Hieronymus Kapsberger (1580 - 1651) aveva soltanto il nome: figlio d'un colonnello di stanza nella Serenissima, crebbe respirando l'acredine ed il salmastro dei canali e l'arieggiata allegria dei campi e dei campielli formicolanti di vita. Il barocco di Venezia ti entra dentro, col tempo, e scacciarlo è impossibile. Ma è soltanto andandosene, che questa forma mentis si fa dichiarata nella testa e nelle dita.
Il liuto, il chitarrone, la tiorba: strumenti a corde pizzicate che effondono, ben più dell'odierna chitarra, echi fondi e prolugati. Il musicista a questi echi familiare, quale era senz'altro Il tedesco della tiorba Giovanni Girolamo, su questi riverberi poteva edificare strutture plissettate e frattali. Assecondando queste pieghe e questi echi, il maturo Kapsberger compose, nella Roma del Papa Barberini, il suo Libro Quatro d'Intavolatura di Chitarone (1640).
Ascoltate invece le sue prime composizioni: questa attitudine vertiginosa, barocca e chiaroscurale, ora pienamente dispiegata, si trova sì inviluppata in nuce qua e là accennata, ma attende ancora che il tepore del tempo le dia vita.
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