I Millionaire sono un gruppo belga, guidato dal veterano Tim Vanhamel, che ha esordito nel 2000 con questo 'Outside The Simian Flock': magari qualcuno potrebbe immaginarsi melodie sghembe al servizio di un indie-rock vagamente mitteleuropeo. Ma non si potrebbe essere più fuori strada, la proposta dei nostri è un roccioso, sfaccettato e pazzo stoner-rock venato da incursioni elettroniche completamente fuori di testa.

Già dalla prima traccia, Body Experience Revue, si può avere un'idea piuttosto chiara della proposta musicale: un basso corposo che spacca il secondo, una chitarra ritmica che fa presto a sfociare in cattivissime distorsioni, un voce sussurrata che appena può esplode, una batteria ripetitiva intenta a robotizzare un blues vecchio stile e qua e là qualche lancinante frustata sintetica. Ma non fermatevi nell'ascolto, tutti i pezzi sono trascinanti talmente tanto che devo trattenermi per scrivere e non mettermi a pogare nella stanza. Aping Friends pare i Kyuss prodotti dagli Einsturzende Neubauten; Champagne è una corsa a folle velocità con un cd dei Led Zeppelin che skippa nel lettore; forse Pretty Thug è il pezzo più sano, uno pseudo-grunge (tipo i Mudhoney) sincopato e venato di glam; ma addirittura Come With You immagina i NIN intraprendere una jam con gli Chic in una casa di cura per malattie psichiatriche…

Sì, perché attraverso tutto il disco si respira un'aria deviata, schizzata, poco rassicurante, lasciva e quasi maligna: persino le ballate mettono i brividi. Me Crazy, You Sane è il brano più banale del lotto, ma sotto sotto corre un'irrequietezza che, infatti, sfocia nel finale. Blindford è una bellissima ninna-nanna subacquea, sghemba ed impreziosita dagli archi. Il cigolante incedere di She's A Doll è folk più vicino ai francesi Air che all'americano Conor Oberst.

Apice dell'album è sicuramente lo schizofrenico power-pop intitolato Her Gender (Fixed): caotico, convulso, epilettico, diviso e lacerato da distorsioni destrutturanti e repentine accelerazioni ritmiche… In un certo senso dadaista, proprio come l'artwork di questo affascinante e promettente debutto e come lo spirito che pervade questa musica.

Dunque un esordio coi fiocchi, sfortunatamente passato senza clamore in anni di revival sixties e wave. E in fondo neppure qui si inventa niente, ma ci sono stile e capacità in grado di gestire originalità irriverente e rispetto per una tradizione (quella di un rock eccentrico, duro ed a tratti furbetto) piuttosto ingombrante.

 

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