Un treno azzurro perso per sempre. La nostalgia di ciò che mai fu.
Asciugati le lacrime, ragazzo dalle guance rigate. Di cosa vuoi farne, dimmi, di questa polverosa malinconia?
Non fa più male.
Non fa più male, credimi.
Sali, con la polvere sulla pelle e le scarpe rotte, sul treno che ferma al club lì all’angolo.
Ascolta, se puoi, le storie di chi passa. E raccontane, più che puoi, con la tua voce di mille colori.
Librati, distrattamente, o magari provaci soltanto, come il vento che spesso tinge il volto.
Ridiscendendo, in fondo in fondo in fondo al cuore, attendi il suo superno confidarsi.
Cose che a dirle non dicono nulla, lo so.
Eppure, crederai forse a ciò che dice il cuore?
Lì, tutto intorno, valigie disordinatamente appoggiate, che a sbirciarci dentro fanno luce. Pronte, da sempre, a partire ed andarsene lontano.
Cartoline e istantanee, levigate dal sudore delle mani e dal soffiare del tempo. Attese e amori. Strade. Attese soltanto. Luoghi e volti, ormai dimenticati. Tracce di cose accadute, tutte ormai senza memoria. E che dire poi di ciò che non avemmo in sorte?
Giochiamo a farci male, Estrella. (così disse, mi pare)
Specchiati nel mare, o vattene soltanto.
…
Tutto quel che volevi essere, e che non sarai.
Tutte cose dimenticate.
Resta solo quella voce che inonda dentro ogni innominato anfratto e lì resta, per sempre.
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