Il nome Textures ci riporta indietro nel tempo, fino al 1993, quando sotto etichetta Roadrunner i Cynic pubblicarono "Focus", un autentico capolavoro di sperimentazione su base death metal, e in cui la settima e penultima traccia si intitolava appunto "Textures".

E questo non è l'unico punto in comune fra i due gruppi: anche questi sei olandesi infatti propongono un death metal sporco di vari altri generi. In particolare troviamo frequenti elementi funk, cambi di ritmo tipici del progressive e effetti elettronici in alcune tracce. Un'altra somiglianza è rappresentata dalla tendenza di entrambi di inserire passaggi calmi e d'atmosfera in diversi brani. Le differenze dai più anziani, ovvio, ci sono, come ad esempio l'assenza di jazz in questo "Drawing Circles", seconda fatica degli olandesi, oltre alla presenza in "Focus" di voci filtrate. Da ciò che ho appena scritto si dovrebbe capire che si tratta di un disco molto vario e interessante, in cui diverse tecniche sono adottate, e ogni traccia racchiude tante anime.

Già Drive, che apre questo "celestial voyage" (ancora i Cynic… ) con un intro lungo quasi la metà del brano, per poi non mantenere lo stesso ritmo per più di 30 secondi, e sfoderando un'aggressività devastante, dipinge benissimo il manifesto del gruppo, ma per capire come sarà il disco bisogna andare avanti… Facciamolo: Regenesis inizia con un velocissimo alternarsi di growl e screaming (rischiosissimo per l'ugola… con questo intendendo che bisogna saperlo fare bene, e sicuramente è il caso), per poi assumere a lungo un ritmo insostenibile; quando poi questa traccia si calma si sente il primo cantato "clean" del disco. Denying Gravity inizia velocemente, per poi rallentarsi a lungo: anche qui è apprezzabile il passaggio tranquillo, che le dona ciò che manca a diversi pezzi di questo genere, e la completa in tutti i sensi, anche perchè, presente due volte, ci conduce, la seconda volta (con più "varianti"), verso la dolce conclusione. Un lento spegnersi dell'aggressività che ci prepara a Illumination, che ci porta per meno di due minuti in ben altro genere, cioè ambient o lounge, quindi elettronica, con un bellissimo cantato. Ma Stream of Consciousness ci rimette sulla rotaia di prima, anzi peggio: si tratta infatti del pezzo più duro del disco, che musicalmente, oltre che per il titolo, ricorda, per qualche passaggio, i Dream Theater, con la differenza della tecnica vocale; passaggio d'atmosfera presente anche qui, certo, ma davvero breve, come diversi altri caratterizzati da infiniti bpm, ciascuno di pochi secondi. Tutto ciò si spegne nuovamente nella conclusione, per prepararci a un'altra traccia tranquilla, Upwards, priva di growl o screaming, con solo un breve cantato; la traccia, davvero piacevole da ascoltare per intero, cambia motivo continuamente, e assume infine ben altro colore, riproponendo i riff che hanno caratterizzato quasi tutte le tracce precedenti, ma senza "esplodere" troppo.

Circular inizia più tradizionalmente (si parla di nuovo di una traccia in assoluto non tranquilla), e si mantiene tradizionale per una ventina di secondi, dopodichè diventerà la traccia con i cambi di ritmo più frequenti, oltre che una di quelle in cui il cantato regna protagonista per più tempo; la conclusione ricorda ancora i Dream Theater. Ora si trova il singolo, Millstone, che rappresenta bene ciò che può essere l'album, ma che forse non è la migliore in questo ruolo; caratteristico l'intro, semplice e duro, che ricorda vagamente gli Slipknot di "Iowa". Le ultime due tracce possono essere considerate assieme la conclusione. Caratteristica che le differenzia dal resto del disco è la presenza di assoli. La prima di esse, Touching the Absolute, lunga oltre otto minuti, vuole sicuramente essere un'altro brano aggressivo, ma gli assoli la addolciscono a lungo, anche quando si sovrappongono ai riff, e solo quando spariscono il pezzo ci fa guardare indietro, anche se ciò avviene per poco: quell'atmosfera calma, presente per non troppo nelle altre tracce, qui predomina per la maggioranza del tempo, e ci viene riproposto lo stesso cantato presente in Upwards. La conclusione "vera", Surreal State of Enlightenment, può essere la corrispondente di "Textures" nel disco dei Cynic: un pezzo strumentale, non aggressivo, in cui gli assoli fanno la parte che normalmente avrebbe il cantato, come in una qualsiasi canzone di Joe Satriani.

2006: tiriamo le somme. L'anno passato è stato scenario di uscite discografiche interessanti, meglio assolutamente del 2005 (e anche a livello personale posso dire la stessa cosa). Penso il disco che ho appena recensito sia il migliore dell'anno, davanti a "With Oden on Our Side" degli Amon Amarth e "In the Arms of Devastation" dei Kataklysm.

Le sorprese? Celtic Frost innanzitutto, che dopo alcuni dischi un po' a mezz'aria tornano a proporre qualcosa di molto interessante come "Monotheist" (anche se Morbid Tales e To Mega Therion sono imbattibili). I Gaia's Vestige: non protetto da copyright, "Sekai No Ato" mi sembra uno tra i dieci migliori dell'anno (sarà forse per l'assenza di etichetta?). Gli Stone Sour: mai avrei pensato che avrebbero fatto ritorno, e con un disco tutto sommato niente male.

Delusioni. I Dillinger Escape Plan, capaci di due album stratosferici, che mi propongono l'ennesimo ep, e stavolta è un lavoro di poco spessore (cosa ci fa la cover di Justin Timberlake?). Gli Incubus, che ormai dicono addio al metal in maniera definitiva, anche se il nuovo "Light Grenades" non è un brutto lavoro.

I noti (ovvero me l'aspettavo). Evanescence (e lo dico con molta soddisfazione): troppo commerciali, troppo egoisti, e poi è ora di imparare a suonare; "The Open Door" è, volutamente, troppo uguale a "Fallen", dato che quella è la strada del guadagno. I Rhapsody of Fire: si, ma solo di stile, ed è giusto così. I Napalm Death: stesso discorso dei Rhapsody. I Sonata Arctica: bello il live, ma il nuovo album a quando? Circle II Circle: l'ultimo Burden of Truth richiama ancora troppo i Savatage, anche se non è un difetto.

Il 2007 si prospetta già gustoso, con tre nomi di spicco pronti: Metallica, Machine Head e Paradise Lost…

Conclusione: buon ascolto (se state ascoltando i Textures non deconcentratevi), e buon anno a tutti!

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