Come ben sanno i cantori della decadenza e i rabdomanti di cacofonie en travesti, per rendere Natale un anonimo venticinque di dicembre servono almeno tre cose: oro incenso e mirra, tartine burro e salmone, lucine di mille colori, il bue e l'asinello, pacchetti infiocchettati a dovere, pandori mascarponati o panettoni mandorlati, famigliole simpaticamente riunite intorno a un tavolo indossanti maglioncini più o meno rennati ed/od orsacchiottati. Ma quel che rende davvero Natale il Natale è la musica con la enne maiuscola. Ed a tal proposito, attediati dal solito trantran, ci vengono in soccorso i The Strings, col vantaggio non da poco di non olezzare di profumo da quattro soldi come la zia Ada.
Con piglio frizzantino e pop sconquassano i nostri gusti consolidati in fatto di musiche natalizie, offrendoci un repertorio in larga parte inedito: Astro del ciel, Tu scendi dalle stelle, Let it snow, Jingle bells sono solo alcuni dei brani scolpiti nell'inconscio collettivo che il duo mirabilis non si è fatto scrupolo di impiastricciare di sugo di pomodoro, con fare sornione e sicuro. Non troverete puccioserie adatte anche ai più piccini, questo non ve lo posso garantire, né sonnolenze adatte ai più dentierati. Ma, se non trovate niente di meglio da fare tra i tortellini in brodo e i secondi piatti, mentre zio Michele sta tagliando di là in cucina, con la meticolosità d'un bracciante a cottimo, l'arista e quei tredici polletti arrosto che ha imbastito alla faccia dell'umana decenza, avviate con fiducia la riproduzione.
Persino l'insalata russa e la pettinatura di zia Ada vi sembreranno più scompigliate.
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