Lettera a Van Morrison.
So you want to be a rock'n'roll star... Chi non ha sognato almeno una volta di essere un artista? Anch'io. Tra i primi appetiti sessuali, indisciplina ed acne, utopie e realtà, illusioni e disillusioni, crescevo come un albero nella foresta. Col tempo, le ambizioni intellettuali, gli ideali, si sono persi per strada, pian piano mi sono convinto di essere portatore sano di germi della pazzia. Una volta mi strappai la maglietta e dissi a mia madre che era stata una ragazza innamorata di me, infine, a vent'anni, mi sono ritrovato ad andare a birra e Lanciostory. Alla stessa età, tu sei stato capace di fondare i "Them". concepire un lavoro immortale come"Astral Weeks" in un giorno, e "Moondance" in meno di una settimana. Grazie Van per quell'ora e mezzo d'incanto di questi due dischi. "Lester Young" diceva: la musica non è tensione, la musica la devi pisciare, se non ti esce come la pipì non è giusta. Tu ci sei riuscito. Quando canti, sei uno dei pochissimi capace di riprodurre il caos delle emozioni più private. La tua incessante esplorazione tra le curve del rhythm and blues, alla ricerca di una tua personale formula, ti ha spinto più in là del rhythm and blues. Oltre alla tua propria e sommessa vena jazzata, hai aggiunto qualcosa di nuovo all'espressività del "cantautore", tanto da indurre i critici ad attribuire pure a te la definizione : flusso di coscienza. Fino ad allora era usata esclusivamente per descrivere la prosa di alcuni scrittori, Virginia Woolf, Italo Svevo o il tuo connazionale James Joyce, sono i più famosi. L'esempio più evidente, di questa tecnica narrativa, è soliloquio di Molly Bloom.
Nel 77 hai fatto stampare "A Period Of Transition" Non so quanto tempo hai impiegato a mettere insieme quelle sette canzoni, ma se è vero che ogni disco fotografa un periodo della vita di un artista, era chiaro che vivevi una profonda crisi. Sapevi che non era un lavoro degno della tua classe, il titolo parla chiaro. Sapevi anche che il disco sarebbe stato accolto con scetticismo sia dalla critica che dal pubblico. Perché questo disco? Ho sempre cercato di giustificare questa tua opera, ma, ascoltata oggi, mi sembra ancora più deludente di quando fu pubblicata. Anche udendo il disco predisposti al meglio, cercando i pregi, si rimane insoddisfatti. Di quella componente mistica, che aveva contraddistinto i tuoi lavori solisti precedenti, non c'è traccia. A meno che non si apprezzino le stravaganti combinazioni di suoni gospel dei coristi in "The Eternal Kansas City". Mi sento di salvare solo "Cold Wind In August", ma neanche questa è al livello delle composizioni di "Into The Music" il disco che hai pubblicato un paio d'anni dopo. Uno dei tuoi lavori migliori.
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