Lettera a Van Morrison.
So you want to be a rock'n'roll star... Chi non ha sognato almeno una volta di diventare un artista? Anch'io. Tra i primi appetiti sessuali, indisciplina ed acne, utopie e realtà, illusioni e disillusioni, crescevo come un albero nella foresta. Col tempo, le ambizioni intellettuali, gli ideali, si sono persi per strada, pian piano mi sono convinto di essere portatore sano di germi della pazzia. Una volta mi strappai la maglietta e dissi a mia madre che era stata una ragazza innamorata di me, infine, a vent'anni, mi sono ritrovato ad andare a birra e Lanciostory. Alla stessa età tu sei stato capace di fondare i "Them". concepire un lavoro immortale come"Astral Weeks" in un giorno, e "Moondance" in meno di una settimana. Grazie Van per quell'ora e mezzo d'amore di questi due dischi. "Lester Young" diceva: la musica non è tensione, la musica la devi pisciare, se non ti esce come la pipì non è giusta, e tu, mentre canti, sei uno dei pochissimi capace di riprodurre il caos delle emozioni più private, producendo nell'animo di chi ascolta un'impressione viva di meraviglia. La tua incessante esplorazione tra le curve del rhythm and blues, alla ricerca di una tua personale formula, ti ha spinto più in là del rhythm and blues, hai aggiunto qualcosa di nuovo all'espressività del "cantautore", tanto da indurre i critici ad attribuire pure a te la definizione: flusso di coscienza, usata fino ad allora per descrivere la prosa del tuo connazionale "James Joyce". Nel suo "Ulisse" è famoso il soliloquio di Molly Bloom.
Nel 77 hai fatto stampare "A Period Of Transition" Non so quanto tempo hai impiegato a mettere insieme quelle sette canzoni, ma se è vero che ogni disco fotografa un periodo della vita di un artista, era chiaro che vivevi una profonda crisi. Non capisco perché l'hai fatto, sapevi che non era un lavoro degno della tua classe, il titolo parla chiaro. Sapevi anche che il disco sarebbe stato accolto con scetticismo sia dalla critica che dal pubblico, tanto che mi chiedo di nuovo: perché? Ho sempre cercato di giustificare questa tua opera, ma, ascoltata oggi, mi sembra ancora più deludente di quando fu pubblicata. Anche udendo il disco predisposti al meglio, cercando i pregi, si rimane insoddisfatti. Di quella componente mistica, quella sommessa vena jazzata che aveva contraddistinto i tuoi lavori solisti precedenti, non c'è traccia. A meno che non si apprezzino le stravaganti combinazioni di suoni gospel dei coristi in "The Eternal Kansas City". Scusa, ma mi sento di salvare solo "Cold Wind In August" "Joyous Sound " e "Flamingoes Fly", mi sembra di essere pure generoso, perché nessuna è al livello delle composizioni di "Into The Music" il disco che hai pubblicato un paio d'anni dopo il periodo di transizione, uno dei tuoi lavori migliori.
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