Ritornano i nostri amici preferiti svedesi @ALFAMA.

#buzz

Harvester - Hemat (Decibel, 1969)

Pensavo a come il mondo della musica sia pieno di menzogne e falsi miti o comunque di mezze verità. Se senza dubbio i Velvet Underground furono e sono ancora oggi una delle band più influenti della storia della musica, questo è chiaramente in larga parte dovuto (oltre che alla bravura del gruppo) a questioni di carattere promozionale che - va detto - furono per quegli anni decisamente all'avanguardia. La presenza di un padrino come Andy Warhol non fu del resto qualche cosa di irrilevante e va detto che egli azzeccò praticamente ogni mossa. Compresa quella di affiancare al gruppo una vocalist brava e bellissima come Nico. Chiaramente ciascuno può avere le sue idee, ma se dico che per quanto mi riguarda alla lunga il primo disco in particolare dei VU mi ha praticamente stancato non sto di sicuro dicendo qualche cosa con lo scopo di provocare. Né se dico che furono un gruppo solo relativamente sperimentale rispetto a quello che succedeva dall'altra parte degli USA o nella cara vecchia Europa, penso di dire una menzogna. Penso che una esperienza come quella maturata negli anni dai tre grandi della musica psichedelica svedese Trad, Gras & Stenar abbia pochi paragoni. Qui il gruppo pubblica con la denominazione Harvester un disco ("Hemat", 1969) completamente registrato dal vivo nel 1968 in un piccolo locale di proprietà dei giovani comunisti svedesi intitolato a Karl Marx. In otto tracce il gruppo mostra tutto il suo campionario. Ritualità mistiche come "Nar Lingonen Mognar" e momenti di delirante recupero di sonorità tradizionali come "Kuk - Polska", la psichedelia allucinata di "Kristallen Den Fina", "Bacon Tomorrow", "Och Solen Gar Upp", "Hemat" e la furia selvaggia di "Nepal Boogie", fino alla cover di "Everybody (Need Somebody To Love)" che anticipa il sound dei Devo di una ventina d'anni. Per quanto mi riguarda un disco fondamentale come tutti gli altri in cui mi sono imbattuto registrato da questo geniale giro di musicisti. PS Dimenticavo: la qualità della registrazione non è delle migliori, ma veramente volete badare a qualche dettaglio così irrilevante? Come se questo contasse qualcosa... Ci sono gruppi che oggi per suonare in questo modo si fanno produrre il disco a suon di soldoni.

#harvester #hemat #svezia

Harvester - Hemåt (Silence Records) [Full Album]
Suggerito da @ALFAMA mi sono di nuovo incamminato sulle orme di "Kuba" Ziolek e del suo progetto Alameda.

#buzz

Alameda Duo - The Luminous Guitar Craft of Alameda Duo (Instant Classic, August 31, 2017)

L'ultimo capitolo degli Alameda (pubblicato a nome Alameda Duo), il progetto di Jakub "Kuba" Ziolek e del suo storico collaboratore, il chitarrista Mikolay Zielinski, si intitola "The Luminous Guitar Craft of Alameda" (Instant Classic). Registrato in una chiesa evangelica nella città natale di Ziolek, Bygoszcz, nel nord-ovest della Polonia, la registrazione si giova della eccezionale acustica del posto, sfruttata al meglio solo durante le ore notturne per evitare interferenze dall'esterno. Le sessioni di registrazione sono avvenute solo di notte, una caratteristica che ha chiaramente condizionato il sound del disco che è praticamente una specie di viaggio nella cultura della tradizione musicale greca cui Kuba è stato introdotto da Rafael Iwanski (suo collaboratore in occasione di "Duch Tornada", 2015) tramite l'ascolto di una audio-cassetta di "Music of Ancient Greece" di Christodoulos Halaris (1946), musicista contemporaneo dedito allo studio e la ricostruzione di composizioni dell'era classica. Ziolek menziona Robbie Basho aka Daniel L. Robinson Jr e spiega che le radici dei suoi lavori sono le stesse che lo hanno spinto in questa avventura a riconoscere tracce nel primitivismo americano degli stessi suoni della musica greca antica. Registrato esclusivamente in acustica e con il bouzouki greco-turco, il disco si compone di quattro tracce in cui i due musicisti danno prova delle loro grandi capacità tecniche e costruiscono composizioni armoniche estatiche e che riecheggiano di luce come cristalli persi nel tempo e in cui dettagli come l'uso di strumentazioni sintetiche e fiati, oltre le partite cantate e l'uso dei cori, fanno chiaramente la differenza e arricchiscono ulteriormente un lavoro che a ogni ascolto si lascia scoprire e mostra dei nuovi aspetti. Penso che lo ascolterò ancora a lungo. Fatto sta che davanti a un artista come Ziolek ci si debba togliere tanto di capello per quanto è bravo.

Alameda Duo - The Luminous Guitar Craft of Alameda Duo (Full Album)

#alameda #kubaziolek #anticagrecia
Ultimo capitolo della saga King Gizzard & The Lizard Wizard del 2017.

#zot2017

King Gizzard & The Lizard Wizard - Gumboot Soup (Flightless, December 31, 2017)

Il 31 dicembre l'opera si è compiuta e i King Gizzard & The Lizard Wizard hanno fatto cinque su cinque e pubblicato l'ultimo disco del 2017: "Gumboot Soup" (Flightless). È stata un'annata irripetibile per il gruppo capitanato da Stu McKenzie che ha sicuramente scritto una delle pagine più importanti nel genere rock psichedelico di questi anni, prima a quanto pare di prendersi un periodo di pausa (così pare...) per riposarsi dopo la super-produttività dimostrata fino a questo momento. Tirando le somme, su cinque dischi, direi che "Flying Microtonal Banana" e "Sketches of Brunswick East" costituiscono due piccolo gioelli, ma il livello qualitativo e in ogni caso molto alto e questo disco qui non fa eccezione, anche se è stato accolto più tiepidamente dagli ascoltatori e dalla critica che forse avrà ritenuto - ingiustamente - di averne avuto abbastanza dopo avere ascoltato i quattro precedenti. E invece questo disco qui non solo è molto bello, ma offre ancora qualche spunto ulteriore che non arriva tanto dai pezzi più tipicamente "freak-psichedelici" ("Greenhouse Heath Death", "Muddy Water", "The Great Chain of Being", "All Is Known") oppure da momenti jazz fusion simili a quelli di "Sketches..." come "Superposition", "The Last Oasis" oppure "The Wheel". Penso invece a questo sound quasi pop-soul psichedelico di canzoni come "Beginner's Luck", "Barefoot Desert", il funky di "Down The Sink" e il groove di "I'm Sleepin' In", i momenti più interessanti di questo ultimo capitolo di questa grande e incredibile epica cavalcata di questo matto e allo stesso tempo geniale gruppo che qui si disimpegna ancora nell'ampliare i propri orizzonti e con risultati positivi. Sarà difficile chiedergli di più nel futuro perché con questi dischi sono veramente andati oltre ogni aspettativa possibile e impossibile.

King Gizzard & The Lizard Wizard - Gumboot Soup (Full Album)

#psychedelicrock #neopsychedelia #gumbootsoup
Comunità hippie, che passione. @ALFAMA, questo qui mi sa che alla fine era una via di mezzo tra il reverendo Jim Jones, Howlin' Wolf e Charles Bukowski.

#buzz

Zendik - Zendik (Zendik Soundz, 1998)

Wulf Zendik (1920-1999) è stato un autore americano, poeta, musicista, ambientalista e bohémien. Appartenente alla cultura hippie, Zendik fondò la comunità omonima (conosciuta anche come Zendik Arts Farm) in diverse località del continente americano: Florida, sud della California, Texas, North Carolina e West Virginia. Una esperienza che è andata avanti anche dopo la sua morte e nata con lo scopo di promuovere le arti e avere uno stile rispettoso dell'ambiente. Una delle principali esperienze nella storia del movimento hippie USA, la comunità aveva una trasmissione in onda sulle reti televisive e adottava lo slogan, "Stop Bitching, Start A Revolution". Non conosco bene tutta la storia ma da quello che ho capito negli ultimi anni ci sono stati un po' di casini e scandali che hanno coinvolto la comunità per diverse ragioni e non so se questa esista ancora. Comunque... Comunque fatto sta che Wulf Zendik era veramente un artista interessante. Almeno per quello che riguarda la musica e questo album registrato tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta (completato nel 1972, ma non so molto su quella che potrebbe essere stata la prima pubblicazione) e in cui Zendik suona anche uno strumento a otto corde di sua invenzione. "Zendik" è un album composto da sette tracce in cui con dieci anni di anticipo sui Suicide, Zendik propone sonorità garage blues allucinate e si esibisce in una serie di rituali a metà tra Jim Morrison e Alan Vega. Accompagnato da percussioni minimali ma compulsive, potenti vibrazioni del suno del basso e chitarre acide e sintetizzatori che suonano in una maniera ripetitiva creando dei prodromi di atmosfere drone, le interpretrazioni di Zendik sono gospel morbosi, infetti di viralità blues e vibranti come se fosse scosso da delirium tremens. Assolutamente impressionante "Jewelsand Things" in cui usa dei trucchetti da bluesman navigato e usa la sua voce accompagnata dal suono della chitarra che cambia accordatura così come il tono della sua voce creando un incredibile effetto ipnotico. Praticamente uno sciamano che sapeva come esprimere quella dannazione dei suoi demoni e manipolare le forze della natura.

Zendik - The Album Wulf Zendik (1972)

#zendik #rock #blues
Un disco di David Grubbs è sempre l'occasione giusta per un viaggio verso nuove frontiere della musica sperimentale.

#zot2017

David Grubbs - Creep Mission (Drag City Records, September 22, 2017)

Chiaramente vale sempre la pena di recuperare e ascoltare ogni nuovo disco di David Grubbs, artista con alle spalle una storia gigantesca ma che praticamente continua a sfornare nuovi lavori e in cui continua a dimostrare la sua grande inventiva e le sue capacità tecniche e sperimentare nella doppia direzione della tradizione del primitivismo USA e del suo grande maestro John Fahey e del minimalismo di John Cage. "Creep Mission" è uno dei lavori migliori abbia pubblicato negli ultimi tempi e per il quale ha arruolato una serie di collaboratori (gli stessi che nell'album "Prismrose") come il batterista Eli Keszler e il trombettista Nate Wooley e uno sperimentatore nel campo dell'elettronica come Jan St. Werner. Il disco è un'opera in bilico tra primitivismo e sperimentazione. "Slylight", "Creep Mission", "Jack Dracula" e "The C In Certain" sono tre composizioni in cui Grubbs costruisce spettacolari arpeggi di chitarra creando suggestioni sonore accompagnate che creando vibrazioni prolungate nello spazio tra sfumature drone e eco blues nello stile di Ry Cooder. "Return Of The Creep" amplifica ancora di più l'effetto del suono della chitarra che crea onde sonore distorte aperte e sovrapposte a arpeggi minimalisti. In altre tracce il suono della chitarra di Grubbs viene immerso dentro sonorità ("The Bonapartes of Baltimore") e accompagna vibrazioni sonore sintetiche sperimentali ("Jeremiadaic"). Il leit-motiv dell'album sono proprio queste sovrapposizioni e stratificazioni sonore combinate ogni volta in un modo diverso ma sempre con grande stile e eleganza.

Creep Mission | David Grubbs

#avantgarde #primitivism #davidgrubbs
PROGRESSIVE ROCK MADE IN BAVARIA.

#BUZZ

Ougenweide - Ohrenschmaus (Polydor, 1976)

Disco dal suono particolarissimo e che per questa sua specialità potrebbe anche in qualche modo far sorridere gli ascoltatori, al di là della poi qualità del suono. Si tratta di una band progressive rock proveniente da Monaco in Baviera, gli Ougenweide. Gruppo formato nel 1970 e attivo per tutto il decennio fino all'inizio degli anni ottanta, sotto contratto con la Polydor pubblicò tra gli altri questo LP denominato "Ohrenschmaus" nel 1976. Va considerata la posizione geografica della Baviera in questo senso e che era lontana da altri centri della Germania Occidentale e che videro proliferare movimenti musicali più sperimentali. Il disco è effettivamente un disco di musica progressive e in cui si colgono evidente sfumature di musica folk tradizionale della Baviera e che possono a tratti rimandare a alcune tradizioni celtiche e sonorità del Nord Europa. Questa caratteristica emerge tanto nei brani più progressive rock quanto e soprattutto in quelli più folk come "Eines Freitags Im Wald", "Engelboltes Tochter Helft Mir Klagen", "Om Wie Jaemerliche", "Pferdesegen "Contra Uermes". Non mancano ovviamente sfumature canterburyane e come spesso accade in gruppi del periodo con questo tipo di sonorità, vanno segnalate le performance vocali della "prima donna" Minnie Graw. Da ascoltare almeno per far cadere qualche mito sulla musica bavarese e sulla Baviera in generale.

Ougenweide - Ouwe wie jaemerliche

#bavaria #progressive #krauti
Psichedelia dalla Grecia su Fuzz Club.

#zot2017

Acid Baby Jesus - Lilac Days (Fuzz Club Records, September 29, 2017)

Formato nel marzo 2009 da Noda Pappas, Markos Mazarakiz e Tili Stronis, gli Acid Baby Jesus sono un gruppo di musica garage psichedelia di Atene, Grecia e che ha pubblicato lo scorso settembre 2017 il suo terzo LP su Fuzz Club Records. Sebbene il nome potrebbe far pensare a sonorità mistiche e acid rock, il gruppo ha invece un sound tipicamente garage molto semplice e alterna pezzi più rock con ballate psichedeliche che definirei deliziose e scorci di serenità pop. Il disco si apre con la title-track un brano di garage psichedelia con atmosfere e sapori della west coast californiana. "No Such Thing As Twice" è una specie di ballata rock and roll psichedelica con deliziosi e minimali arrangiamenti di fiati, "Me & Panormita", "Guide Us In" pezzi garage rock dai toni più accesi e suoni più grezzi. "Faces of Janus" una ballata pop psichedelica costruita su arpeggi di chitarra e arrangiamenti di synth semplici ma efficaci, "Down The Ley Lines" è chiaramente ispirata alle visioni di Syd Barrett, "Birth" una specie di cantilena ondeggiante, "Vile Man" ricorda tantissimo il sound del primo disco di Avi Buffalo, "Love Has Left My House Today" è il pezzo migliore del disco con la title-track dove di nuovo compaiono sonorità west coast in un pezzo diciamo più arrangiato e "complesso" rispetto agli altri e con una coda di piano molto suggestiva. Nel complesso un disco non trascendentale ma veramente molto molto piacevole e orecchiabile.

Acid Baby Jesus- Lilac Days (Full Album)

#psychedelia #atene #fuzzclub
Proposta molto vintage da Northampton, Inghilterra.

#buzz

Axe - Music (Kissing Spell Records, 2002)

Ci sono notizie frammentarie e discordanti su questo gruppo del Northampton, Inghilterra. Il nome dovrebbe essere Axe, ma furono noti anche con il nome di Crystalline oppure Axe Music. Il gruppo era formato dalla bravissima vocalist Vivienne Jones (conosciuta anche come "Countess Vivienne"), Anthony Barford e R. Hillard alle chitarre, M. Nobbs al basso e S. Gordon alla batteria e le percussioni. La loro unica pubblicazione anche ha un nome incerto ma per i più è accreditata semplicemente come "Music" e risale al 1969. Inizialmente consisteva in sole cinque tracce, ma una ristampa della Kissing Spell Records ha recuperato altro materiale e pubblicato il disco nel 2002 in una edizione comprensiva di otto tracce e una registrazione dal vivo. Il sound della band è tipicamente psychedelic-rock ma al contrario di quanto si possa pensare, rimanda più a esperienze tipiche della west coast che tipicamente britanniche, se non in alcune sfumature. A tratti si potrebbe perino pensare ai Doors anche se il sound de gli Axe è molto più centrato sull'uso delle chitarre che hanno delle accelerate improvvise in cui si liberano in tutto il loro vigore acido e rock-blues. Sono evidente i rimandi alla cultura hippie imperante nel periodo (sentire ad esempio "Peace Of Mind") e il disco contiene anche una cover dei Love di Arthur Lee ("A House Is Not A Motel"). Da tenere sott'occhio la la lunga sessione in tre atti di "The Child Dreams" e la versione dal vivo di "Here To There". Un po' per la qualità delle registrazioni non eccelsa e un po' per attitudini del gruppo il suono delle chitarre è particolarmente grezzo, quasi garage e che mescolato alla incredibile e angelica voce di Vivienne dà luogo a una combinazione molto molto particolare.

#northampton #vintage #viviennejones

Axe - The Child Dreams (1969)
SPACE MUSIC SPACE MUSIC SPACE MUSIC SPACE MUSIC SPACE MUSIC - - - - - - - - - -

#zot2017

Domboshawa - Minds Electrix (Drone Rock Records, August 26, 2017)

Pubblicato l'anno scorso su Drone Rock Records, "Minds Electrix" è un LP dei Domboshawa, collettivo space-rock capitanato da Anders Brostrom e proveniente come spesso accade dal Nord Europa e più precisamente dalla florida e psichedelica terra svedese, distretto di Hagersten, Stoccolma. Il disco si compone di sei tracce di musica spaziale acida e psichedelica per lo più ispirate alla solita matrice Ash Ra Tempel o al revivalismo di lunga data degli Acid Mothers Temple. Per la verità, tuttavia, va detto che il disco si apre con una traccia, "Saturdaze", che ricorda moltissimo i Pink Floyd di marca David Gilmour. Ma per fortuna il suono è più marcatamente garage e meno perfezionista di quello dei Floyd e in ogni caso il disco si evolve poi in una specie di lunghe trance di carattere meditativo, dei mantra composti di prolungate onde sonore Spacemen 3 ripetute in maniera acida e dove cogliamo elementi drone ("Quicksilver", "Karlavagnen"...) e si notano notevoli e imperiose linee di basso ("Far Beyond"...) e un uso dei synth che inserito in questa dimensione produce vibranti eco e riverberi che in "Aces High" trovano il loro culmine componendosi in un suono meraviglioso. Il risultato è un disco che non considererei come "essenziale" all'interno della vasta gamma di proposte di questo genere, ma si tratta di un bel trip di musica psichedelica e space che non posso che suggerire agli appassionati del genere o a chi comunque per qualsiasi ragione necessiti di calarsi in una dimensione acida. In fondo ogni tanto ne abbiamo tutti bisogno

Domboshawa - Minds Electrix(Full Album)

#SPACEMUSIC #ACID #PSYCHEDELIA
Dato che siamo in tema di art-rock e registrazioni lo-fi, eccovi qui questo disco bellissimo per la rassegna #buzz devota e che giustamente riprende i saggi suggerimenti di @ALFAMA.

Officer! - Dead Unique (Blackest Ever Black, April 21, 2014)

Siamo di nuovo davanti a un'altra opera di ripescaggio meritevole di attenzioni e che recupera un pezzo di storia della musica degli anni novanta che per diverse ragioni non aveva mai visto la luce prima del 2014. "Dead Unique" è un disco registrato nel 1995 tra Baltimora negli USA e Londra (UK) dagli Officer!, un progetto messo in piedi da Mick Hobbs, musicista londinese attivo dalla fine degli anni '70 e coinvolto in diversi progetti come i Work, i Lowest Note, i Lo Yo Yo e i Momes, oltre per i lavori con This Heat e soprattutto per la amicizia con Jad Fair e le collaborazioni nel giro Half Japanese. La vicinanza a Jad Fair (peraltro una delle tante guest del disco, che gira comunque tutto intorno alla figura di Mick Hobbs) sul piano concettuale e visionario è peraltro evidente dalle diverse canzoni del disco (18 in tutto!) che combina art rock e musica garage con pop psichedelia di matrice UK e che rimanda a esperienze beatlesiane e degli anni sessanta. Tra sperimentalismi nel campo della musica jazz e con un uso minimalista e istrionico dei sintetizzatori, allestimenti di cabaret e teatri degli orrori e groove di basso marcatamente This Heat, "Dead Unique" è uno disco imprevedibile, al limite della sanità mentale e allo stesso tempo ascoltabile proprio come gli ultimi dischi degli Half Japanese oppure le uscite discografiche più pop della Flying Nun Records degli anni d'oro e della Elephant 6. Fossi in voi non aspetterei un attimo prima di ascoltarlo: mi ci butterei letteralmente "a pesce".

Officer! Someone At The Door

#halfjapanese #mickhobbs #jadfair
La rassegna #zot2017 vi porta in giro per il mondo con questo progetto di Francois Cambuzat pubblicato lo scorso anno su Glitterbeat.

Ifriqiyya Electrique - Ruwahine (Glitterbeat, May 26, 2017)

Un progetto più che interessante pubblicato su Glitterbeat lo scorso maggio. L'idea è di Francois Cambuzat, leader dei Putan Club, francese, ma storicamente legato all'Italia meridionale e del resto "Ifriqiyya Electrique" più che una vera e propria band, si potrebbe definire come un il moniker che ha adottato specificamente per questo suo progetto in cui - accompagnato dalla storica compagna di avventure, la bassista Gianna Greco e Pierpaolo Leo - si affaccia letteralmente sul Mediterraneo e guarda alla cultura del rituale adorcista di Sidi Marzuq praticato dalla comunità Banga e che costituisce un evento annuale nelle comunità nere della Tunisia meridionale. Sono i discendenti degli schiavi Hausa trasportati lì dall'Africa sub-sahariana: è un rituale di adorazione nei confronti degli spiriti. Una specie di rito estatico e che Cambouzat ha voluto definire come post-industriale e che ha sviluppato in questo album denominato "Ruwahine" (proprio come gli spiriti della invocazione) e che fonde sonorità sperimentali e avant-rock con i rituali sufi del deserto tunisino e le voci di Ali Choucen, Youssef Ghazala, Tarek Sultan e Yahia Choucen e il suono indistinguibile delle tabla. Il furore post-industrial e il suono potente del basso impera in maniera compulsiva in tutte le composizioni, accostate a sperimentazioni no-wave e per la verve delle interpretrazioni, che rimanda al ruggito dei grossi felini sub-sahariani, accostati a artisti come Lydia Lunch. Ma possiamo in alcuni rituali al di là degli arrangiamenti riconoscere quella lontana matrice blues che poi si svilupperà nel nuovo continente e non mi stupisco in questo se alcuni mantra e rituali sufi recitati solo a voce e senza alcuna strumentazione come "Mawwel" oppure "Sidriiya" potrebbero alla fine farvi pensare a Leadbelly. Un mondo, una sola specie, le stesse radici.

Ifriqiyya Electrique - Arrah arrah abbaina - Bahari - Tenouiba

#ruwahine #tunisia #glitterbeat
Disco proveniente dalla sempre florida scena psichedelica di Portland (Oregon) di un gruppo nel giro Dandy Warhols ecc. ecc.

#zot2017

Daydream Machine - The Show Must Not Go On (Picture In My Ear Records, March 07, 2017)

"The Show Must Not Go On" (Picture In My Ear Records) è il secondo LP dei Daydream Machine, gruppo di Portland (Oregon) composto da Jsun Adams, Josh Kalberg, B. Mild e Jonathan Mono. Jsun Adams è un musicista abbastanza noto nella scena psichedelica di Portland per essere stato il leader de gli Upsidedown e per la sua vicinanza ai Dandy Warhols e in particolare a Peter Holstrom con cui condivide il progetto Pete International Airport (hanno di recente pubblicato un nuovo LP). Proprio Peter Holstrom è una delle tante guest dell'album assieme a Colin Sheridan dei Federale, Matt Moore degli Upsidedown e Nathan Junior, tastierista di M. Ward e Rick Bain. Registrato nello studio di Gregg Williams (The Trench) e mixato da Jonathan Allen, il disco è sul piano concettuale inserito nel contesto geopolitico contemporaneo. Le sonorità invece sono quelle che definirei come tipicamente psychedelic-rock e con una certa devozione ai Velvet Underground evidente in canzoni come "Falls Out of View", la title-track "The Show Must Not Go On", "Modern Prophecy" e la ballata acustica "Tiny Galaxies". L'uso distorto della voce e alcune atmosfere più oscure ricordano invece i Singapore Sling mentre la attitudine rock and roll è chiaramente la stessa dei Dandy Warhols che hanno inevitabilmente molti punti di contatto. Particolare in alcuni casi l'uso dei synth che recupera momenti più "pop" del suono kraut-rock (un elemento comunque presente anche nel vigore del suono del basso e la ripetitività degli schemi) di gruppi come i Kraftwerk ("The Show Must Not Go On", "Ciggy Stardust") creando atmosfere sinfoniche armoniose e quasi trionfali. Un bel disco di rock and roll music dal sapore vintage e che chiaramente piacerà ai fan dei Dandy Warhols e di sonorità psych orecchiabili.

Daydream Machine- Modern Prophecy

#daydreammachine #dandywarhols #portland
Polska Radio One Go America. Gruppo neo-psichedelico proveniente dalla regione degli Urali e che qui registra un disco di musica psichedelica semplicemente spettacolare.

#buzz

Polska Radio One - Cosmos Inside (Trail Records, 2014)

Veramente di una bellezza singolare questo disco dei Polska Radio One (Dmitry Kutnyakov, Andrei Golubev, Stepan Jee, Alexander Naumow, Feodor Sanatin), gruppo proveniente dalla Russia e più precisamente dalla città di Ural, Ekaterinburg. Il disco si intitola "Cosmos Inside" ed è uscito su Trail Records nel 2014. Prodotto da Alex Tsalikhin e Vlad Milyavsky e registrato presso i Rukami Sound Studios a Ekaterinburg, Russia il disco si compone di nove composizioni che per lo più si configurano come dei veri e propri mantra psichedelici ricchi di acidità e di rimandi alle sonorità orientali e citazioni della musica indiana tipici nella musica psichedelica e che mi hanno fatto pensare, tra i gruppi più recenti, agli Elephant Stone di Rishi Dir. Anche se in questo caso il sound è più marcatamente garage e allo stesso tempo space-rock. La title-track è probabilmente il momento che racchiude in sé un po' tutti gli elementi del disco: una lunga sessione di dieci minuti con percussioni ossessive, quasi tribali, e la ripetitività del kraut-rock accompagnata dai suoni vibranti delle tastiere e dal potente suono dei bassi e delle chitarre elettriche. Ricco di eco e di riverberi e in alcuni casi di sfumature dub ("Morosim (2 C-P Dub)") immerse dentro una dimensione fatta di azoto liquido, "Cosmos Inside" si può considerare come una specie di viaggio ideale attraverso la Transiberiana e che dall'Europa ci porta fin dentro le profondità dell'Asia dall'altra parte di quel grande continente che chiamiamo Eurasia. Un gran bel viaggio.

Polska Radio One - Cosmos Inside (Full Album)

#psychedelia #russia #polskaradioone
Un disco molto particolare e che ad ogni ascolto propone nuovi aspetti e dettagli.

#zot2017

Sparks - Hippopotamus (BMG Rights Management, September 08, 2017)

Il ritorno dopo quasi dieci anni dall'ultima pubblicazione discografica de gli Sparks di Ron e Russell Mael (se escludiamo la collaborazione con i Franz Ferdinand nel 2015), una delle band più longeve della storia della musica pop-rock e sulle scene sin dall'inizio degli anni settanta è questo disco intitolato "Hippopotamus" e pubblicato su BMG Rights Management e pubblicato lo scorso settembre. Registrato a Los Angeles il disco è una collezione di canzoni ascrivibili al genere art-rock e dal sound marcatamente pop e easy-listening. Divertente e fantasioso come nella tradizione del duo nel disco si alternano canzoni chamber pop ("Edith Piaf", "Bummer", "A Little Bit Like Fun", "Life With the Macbeths") e pezzi più glam ("Missionary Position", "Unaware", "I Wish You Were Fun", "The Amazing Mr. Repeat"). Sicuramente ricco di inventiva e arrangiamenti particolari che riprendono elementi del cabaret e vanno a fondo nell'immaginario dei musical, "Hippopotamus" è un'opera più teatrale che cinematica e che riprende dei caratteri tipicamente vintage di un sound tipico degli anni settanta, attualizzandolo in qualche maniera ai tempi d'oggi. È un disco che per sua natura potrà probabilmente piacere tantissimo a pochi, divertire molti e lasciare indifferenti pochissimi o nessuno (soprattutto al primo ascolto). Quindi sicuramente riuscito.

#sparks #hippopotamus #artpop

Sparks - Hippopotamus (Official Video)
Un compositore più che interessante di musica neo-classica e elettronica minimale.

#buzz

Ryan Teague - Field Drawings (Village Green, February 20, 2012)

Non conoscevo Ryan Teague ed è curioso io lo abbia ascoltato per la prima volta proprio negli stessi giorni dell'uscita dell'ultimo disco di Nils Frahm con cui condivide probabilmente attitudini simili. Il disco in questione si intitola "Field Drawings" ed è stato pubblicato nel 2012 su Village Green. Composto, suonato e prodotto interamente dal polistrumentista di Bristol (Regno Unito), "Field Drawings" è un disco di composizioni ascrivibili al genere neo-classico e composte per lo più al pianoforte e l'uso di strumentazione elettronica minimale oltre che il tipico utilizzo degli archi che in alcuni pezzi hanno un ruolo centrale all'interno del grande piano: "Cadastral Survey", "Games for Two", "Cell Cycle", "Anesidora", "Tetrametry"... L'approccio di Teague è chiaramente di tipo cinematico e visuale, le sue composizioni costituiscono in ogni caso una colonna sonora ideale e dai toni solenni ma allo stesso tempo minimali e emotivamente quasi glaciali, freddi e come se fossero stati calcolati in maniera calibrata e definitiva all'interno di una dimensione schematica tridimensionale e in cui le note rimbalzano e oscillano come se fossero programmate all'interno di un prisma in rotazione su se stesso nello spazio vuoto. Suggestivo e allo stesso tempo bellissimo.

#minimalism #neoclassical #ryanteague

Ryan Teague - Tetramery
Tre dischi in tre anni e uno più bello dell'altro.

#ZOT2017

Heaters - Matterhorn (Beyond Beyond Is Beyond, October 20, 2017)

Continua l'ascesa inarrestabile degli Heaters da Grand Rapids nel Michigan che con "Matterhorn" pubblicano il terzo LP in tre anni in una successione di uscite discografiche una più bella dell'altra e sempre per la mitica etichetta di Brooklyn Beyond Beyond Is Beyond Records. La psichedelia de gli Heaters a differenza di riproporre sonorità drone e claustrofobiche, è aperta a ispirazioni più ricche di energia positiva e luminosa, le composizioni sono aperte e ariose, armoniche e facili all'ascolto e i punti di riferimento più che nel campo della psichedelia, si potrebbero forse ricercare in alcuni dei momenti più evocativi di gruppi come i Ride oppure in alcune suggestione derivative dalle esperienze della west coast degli anni sessanta e riproposta con successo da Allah-Las, Mystic Braves oppure Levitation Room. Anche quando accelera, il gruppo non perde comunque il proprio contenuto emozionale e quelle suggestioni sonore cariche di effetti e di riverberi e che producono onde sonore che vanno cavalcate con tavola da surf e occhiali da sole. Chiaramente centrale l'uso delle tastiere, non mancano alcuni momenti che pagano devozione al kraut-rock per quella che è una certa ripetitività ipnotica dei suoni né una certa sacralità rituale di derivazione orientale che confluisce al disco quelle giuste caratteristiche intrise di misticismo che rendono il suono più variegato e originale. Diciamo che se i Tame Impala non fossero così ruffiani e banalmente pop e avessero una base di fondo garage e ispirazioni degne del migliore Andy Bell, allora forse potrebbero suonare così. Però no.

#heaters #matterhorn #psychedelia

Heaters - Séance
@ALFAMA ce li ha effettivamente proposti più volte, ma li ho ascoltati solo adesso in maniera compiuta. Un gran bel disco tutto italiano e risalente a oramai più di venti anni fa, quando ero solo un ragazzino con gli occhiali e brufoloso e che doveva stare attento a non buscarle alle medie da dei malavitosi in crescendo oppure già cresciuti dato che erano stati bocciati tante di quelle volte che avevano 17-18 anni.

#buzz

Starfuckers - Sinistri (Underground Records, 1994)

Gruppo della Lunigiana ma bolognese di adozione, gli Starfuckers sono un gruppo che ottenne una certa attenzione in Italia negli anni novanta ma che è stato sicuramente dimenticato. Effettivamente li conoscevo molto poco prima di ascoltare questo album, "Sinistri" (Underground Records), che si può considerare come un vero e proprio manifesto espressionista e che fu attenzionato anche da Piero Scaruffi. Effettivamente "Sinistri" è un disco di vera avanguardia e sperimentalismo minimale più vicino a certe forme espressionistiche della no-wave che a sonorità di tipo noise oppure anche alternative nello stile Massimo Volume cui verrebbe sicuramente voglia di accostare questo gruppo per alcune atmosfere ossessive condivise e la forma di comunicazione attraverso lo "spoken word" che però in questo caso è comunque minimale proprio come il sound e si basa su espressioni semplici, come parole perse nel vuoto e destinate a risuonare nello spazio della composizioni e solo poche volte ripetute, ma senza quella verve tipica di Emidio Clementi. Penso variamente a gruppi come This Heat o a Sir Richard Bishop e a un gruppo italiano di quegli anni, i De Glaen, che erano sicuramente molto più robusti come sound ma che avevano una certa radice math-rock e un certo espressionismo "vorticoso" che qui non manca, seppure riprodotto praticamente in slow motion. Suggestioni ambient e sintetiche contaminano l'opera intera dandole un carattere oscuro e una profondità space-rock meditativa di marca new age. Marcato da tematiche di radice oppositiva tipiche del movimento garage, non posso che dire di essere rimasto personalmente positivamente stupido dall'ascolto di questo disco e di questo gruppo che meriterebbe di essere più spesso menzionato quando si parla della scena alternative italiana di quegli anni oramai lontani nel tempo.

Starfuckers - 251.infinito

#italia #alternative #starfuckers