Nirvana - Nevermind [full album 1991]
#copertinebelle
L'album non ha certamente bisogno di presentazioni, così come la copertina.
Dirò allora solo questo: l'idea di Kurt Cobain rappresentata in copertina era di riassumere ciò che la società si aspetta da ciascun essere umano, ossia passare l'intera vita ad inseguire i soldi, dalla nascita fino alla tomba.
Il bimbo protagonista, Spencer Elden, nel frattempo è diventato adulto, ha fatto causa alla band per sfruttamento sessuale e pornografia infantile, parlando di stress emotivo, perdita di capacità di guadagno nonchè di "perdita del godimento della vita": traete voi le conclusioni...
Aeroplanitaliani - Zitti zitti (Il silenzio è d'oro) {Sanremo 1992}
#Indimenticabili
E con questa vi do la buonanotte dalla macchina del tempo...
Led Zeppelin 1973 Houses Of The Holy
#copertinebelle
Quando, il 28 marzo 1973, i fan dei Led Zeppelin si precipitarono nei negozi per acquistare l’ultimo lavoro del gruppo, Houses of the Holy, non poterono che rimanere estasiati e stupefatti davanti alla copertina, misterica, enigmatica, ma allo stesso tempo così visivamente intuitiva. Ma del resto non ci si poteva aspettare diversamente. A idearla era stato infatti uno degli studi più famosi di sempre, lo studio Hipgnosis.
Quando i Led Zeppelin contattarono i soci dello studio, Storm Thorgerson e Aubrey Powell (a cui toccò la realizzazione della cover, visto che il primo fu licenziato dopo una discussione con la band), iniziò un processo creativo che portò all’elaborazione di una delle copertine più famose di sempre.
Le ipotesi iniziali, in realtà, erano tre:
-scolpire il simbolo ZoSo sulle linee di Nazca, l’altopiano peruviano famoso per i suoi “disegni” nel deserto;
- immortalare un campo da tennis elettromagnetico con una racchetta;
- prendere ispirazione dal romanzo fantascientifico Childhood End, di Arthur C. Clarke, in cui bambini fuoriescono dalla terra, andando incontro allo spazio, avvolti da una luce splendente.
Quest’ultima idea piacque al gruppo, ma per realizzarla servivano, appunto, dei bambini. Powell, che aveva preso il comando delle operazioni, trovò una famiglia, con i genitori e due fratellini (Stefan e Samantha Gates).
L’album era in uscita a inizio del 1973, e serviva quindi velocizzare le operazioni. I Led Zeppelin diedero perciò carta bianca allo studio Hipgnosis, e, soprattutto, stabilirono un budget illimitato.
Tuttavia, i tempi ristretti costrinsero Powell a cambiare location: dal Perù all’Irlanda. Il risultato rimase comunque sorprendente. Il sito scelto infatti non aveva nulla da invidiare all’ambientazione peruviana. La sessione fotografica si svolse al Giant’s Causeway (Selciato del Gigante). Si tratta di una formazione di più di 40mila colonne di basalto, uno scenario da togliere il fiato!
La leggenda narra che a creare questo sentiero, che si trova nella Contea di Antrim, sia stato proprio un gigante, Finn McCool, il quale doveva arrivare in Scozia per combattere contro il suo rivale, l’altro gigante Benandonner. In Scozia, d’altronde, esiste una simile formazione: Fingal’s Cave. Per chi non crede a miti e leggende, la spiegazione è una fortissima esplosione vulcanica di decine di milioni di anni fa.
La sessione fotografica durò dieci giorni, in cui il tempo non fu certo dalla parte del fotografo. La pioggia era incessante, e quindi si decise di scattare in bianco e nero. Successivamente si sarebbe aggiunto il colore. Oggi la copertina vede i bambini dipinti con colori differenti rispetto a quelli immaginati, per un errore del grafico, che versò sulle loro immagini della colorazione magenta, ma ciò trovò comunque l’approvazione della band.
Quello che vediamo sulla copertina sono trenta scatti sovrapposti, che vanno a formare un’unica immagine dei
The Doors - Strange Days (1967) (Full Album)
#copertinebelle
Era il 1967 e i The Doors si preparavano ad uscire con il loro secondo album: Strange Days. Il primo, l’omonimo The Doors, era stato un successo di vendite. C’era però qualcosa che lasciava l’amaro in bocca alla band, e in particolare al suo frontman Jim Morrison: l’immagine di copertina.
Per Strange Days venne affidata al fotografo Joel Brodsky, ad una sola condizione: il gruppo non doveva apparire.
Jim Morrison odiava la copertina del loro primo album: “le nostre facce sono odiose e inutili“, dichiarò ad un quotidiano, durante un’intervista, qualche anno dopo la sua uscita. Quindi, per nessuna ragione al mondo, voleva apparire sulla copertina di Strange Days. Potevano metterci qualunque cosa, ma non la sua faccia.
Una scelta suicida, secondo alcuni. Soprattutto ai tempi, mostrare in copertina i volti dei musicisti era, se non la regola, quantomeno una buona abitudine. Inoltre, Jim Morrison già allora veniva considerato un sex symbol e mostrare il suo bel viso in copertina poteva far vendere più copie. Soprattutto tra le ragazze che, letteralmente, impazzivano per lui.
Il fastidio di Morrison per la copertina di The Doors derivava dal fatto che Jac Holzman, proprietario della loro etichetta discografica, la Elektra Records, aveva deciso di promuovere l’album facendo leva sull’estetica del cantante, sul suo sex appeal, anziché sulla musica. Non si era mai visto niente del genere prima: le gigantografie di Jim Morrison facevano bella mostra di sé sugli enormi cartelloni stradali della Sunset Boulevard a Los Angeles. Tutto questo era insopportabile e Morrison continuava a ripetere che il suo primo piano nella cover del disco aveva finito per distogliere l’attenzione dalle canzoni. Con Strange Days la musica doveva cambiare.
Nonostante l’ambientazione sembri più europea, parigina per l’esattezza, lo scenario che fa da sfondo alla copertina di Strange Days è Sniffen Court, un vicolo della 36esima strada a Manhattan.
Quando Joel Brodsky venne contattato per realizzare l’immagine, ci fu un solo diktat: la band non doveva apparire.
E così è stato: occorre guardare con attenzione per trovare un riferimento ai The Doors. Le loro quattro facce sono relegate ad un poster sul muro del vicolo, di quelli utilizzati per promuovere i concerti.
Per la realizzazione dell’immagine alcune idee furono scartate, come quella che prevedeva di radunare decine di cani. Brodsky poi, dopo qualche tentativo fallito di immortalare artisti di strada per le vie di New York, decise di costruire la scena a tavolino.
La copertina di Strange Days sembra una visione felliniana, con personaggi di ogni genere: un trombettista, due acrobati, un giocoliere, un sollevatore di pesi, due nani e una modella. Tutti trovati tra le conoscenze del fotografo. Il giocoliere ad esempio era il suo assistente, mentre la modella – Zazel Wild – un’amica della moglie. Gli altri provenivano dal circo oppure, più semplicemente, dalla strad
Born to be alive - Patrick Hernandez
Non può essere Capodanno senza questa...e senza questi fantastici ballerini!
Qui stanno già sparando: speriamo non ci scappi il morto!
Ma come farà poi a scappare se è morto?
In ogni caso, auguri!
Medley from ABBEY ROAD
#copertinebelle
Era l’8 agosto del 1969 quando il fotografo Iain Mcmillan immortalò i Beatles mentre attraversano le strisce pedonali di Abbey Road. Una posa che diventerà una delle più celebri di sempre. Ancora oggi, passeggiando per quelle strade, è facile incontrare gruppi di turisti in “pellegrinaggio” sulle orme dei quattro ragazzi di Liverpool.
E' John Lennon che chiama Mcmillan per lavorare sulla copertina dell’album Abbey Road, che prendeva il nome dalla strada in cui sorgevano gli studi di registrazione nei quali i Beatles avevano inciso tutti i loro lavori. Qualche giorno prima della seduta fotografica, Paul McCartney consegna una bozza di quella che, nelle intenzioni del bassista dei Beatles, avrebbe dovuto essere l’immagine.
Con la sua Hasselband, intorno alle 11.30 del mattino, per ottenere una immagine dall’alto che apparisse meno piatta e più dinamica, Iain Mcmillan sale su una scala in mezzo ad Abbey Road (chiusa appositamente per il tempo necessario al gruppo) e inizia una sessione fotografica in realtà molto breve. Bastano infatti solo sei scatti dei Beatles intenti ad attraversare le strisce pedonali, per ottenere il risultato desiderato.
Ognuno era naturalmente differente, ma la scelta ricade sul quinto scatto, che tra le altre cose dava l’impressione che i quattro artisti stessero effettivamente andando via dagli studi di registrazione. In generale, rispetto alle altre cinque, questa foto ha maggiore armonia, e le quattro figure sono distribuite in modo più uniforme e sincronico.
John Lennon, in abito bianco, guida il gruppo, seguito da Ringo in completo nero. Chiude la fila George Harrison, davanti a cui cammina un Paul McCartney scalzo, con una sigaretta nella mano destra. Particolari che negli anni hanno alimentato leggende intorno ai significati simbolici, subliminali, della copertina.
Come ogni mito che si rispetti, anche intorno ai Beatles (come per Elvis, Dylan e altri) non poteva non nascere una serie di aneddoti, supposizioni, se non vere e proprie leggende, che hanno accompagnato la band inglese per quasi tutta la loro carriera.
E ancora oggi in molti discutono di questi argomenti, anche in modo appassionato. Una delle storie sui Beatles riguarda la presunta morte di Paul McCartney. Secondo questa leggenda, che inizia a circolare sul finire degli anni Sessanta (che coincide con la fine della carriera dei Beatles), Paul McCartney sarebbe morto anni prima in un incidente stradale.
Il gruppo però decide di nascondere la notizia, sostituendolo con un sosia, ma lasciando all’interno dei testi alcuni indizi e messaggi nascosti. L’uscita della copertina nel 1969 torna ad alimentare questa teoria. Innanzitutto, Paul è scalzo, unico tra i quattro, riferimento all’usanze britannica di seppellire i morti senza scarpe. John Lennon, vestito di un candido bianco, rappresenterebbe un sacerdote, o forse un angelo, intento a guidare il corteo funebre. Ringo, vestito di scuro, sarebbe
BMS (Banco del Mutuo Soccorso) In Volo - R.I.P.
#copertinebelle
La copertina dell'edizione originale in vinile era proprio a forma di salvadanaio (ed in effetti l'album in questione è conosciuto anche con il nome di Salvadanaio). Dalla fessura si estraeva una striscia di cartoncino con i volti dei componenti del gruppo, a partire dal compianto Francesco "Big" Di Giacomo. L' autore di questa opera d'arte è l'illustratore Mimmo Mellino. Qualcuno, non ricordo chi, con riferimento proprio a questa copertina scrisse che era impossibile non guardare con disprezzo i moderni (all'epoca) CD, e penso non avesse tutti i torti.
L'album è uno dei più belli (nonchè dei più famosi) non solo del BMS, ma di tutto il progressive italiano (ma forse non solamente del progressive e forse non solamente italiano). R.I.P (Requiescant In Pace) è semplicemente stupenda, ma anche le altre canzoni contenute nel disco non sono da meno, a cominciare dalla lunga ed affascinante suite "Il giardino del mago".
Pink Floyd - The Dark Side Of The Moon [Full Album]
#copertinebelle
The Dark Side of the Moon fu pubblicato inizialmente in formato vinile con una copertina pieghevole, disegnata dalla Hipgnosis e George Hardie, che mostrava un prisma triangolare rifrangente, un raggio di luce sul fronte.

La Hipgnosis aveva già disegnato varie copertine per la band con risultati controversi ma per The Dark Side of the Moon, Richard Wright gli chiese qualcosa di più elegante, pulito e di classe. La compagnia artistica presentò sette disegni, ma i quattro membri del gruppo scelsero senza discussioni quello del prisma, opera di Hardie e ideato da Storm Thorgerson durante una sessione di brainstorming con Powell.

Esso rappresenta tre elementi: l’illuminazione dei concerti della band, i testi delle canzoni e la volontà di Wright di un progetto “semplice e audace”.

Il fascio di luce nell’immagine ha sei colori, escludendo l’indaco dalla tradizionale divisione della sequenza in rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e viola, e prosegue lungo tutto l’interno della confezione dividendola orizzontalmente in due parti.

In quella inferiore compaiono i testi delle canzoni mentre in quella superiore vi è l’elenco delle tracce e i crediti. La linea verde si muove come un elettrocardiogramma (soluzione grafica suggerita da Roger Waters) mentre le linee di colore proseguono anche sul retro della copertina dove entrano in un altro prisma rovesciato: voluto da Thorgerson per facilitare la disposizione del disco nei negozi, dal quale usciranno come un raggio di luce bianca, che prosegue fino a ricongiungersi con quello sul fronte.

In un’intervista con l’autore Brian Hiatt della rivista Rolling Stone, Thorgerson parla della creazione dell’iconica copertina rispondendo alla domanda sulla scelta dell’immagine del prisma, se fosse stata ispirata dall’ascolto in preview del disco.

“No, è correlata principalmente al loro spettacolo di luci. Non lo avevano esaltato a dovere. L’altra questione era il triangolo. Penso che il triangolo – che è un simbolo di pensiero e ambizione – sia stato un soggetto ricorrente nei testi di Roger. Quindi il triangolo è stata un’icona molto valida da utilizzare e da trasformare nel prisma – beh, il prisma apparteneva ai Floyd. “

Il co-fondatore della Hipgnosis, Aubrey Powell, commentò come nacque l’idea del prisma:

“Stavo leggendo questa rivista – un magazine americano – che parlava della rifrazione della luce. E Storm in piedi accanto a me ha disse: ‘Ce l’ho. Una forma triangolare con un prisma.’ Sapevo disegnare abbastanza bene, così ho fatto uno sketch su un pezzo di carta. Ci siamo precipitati agli Abbey Road Studios e detto [alla band], ‘Che ne dite?’ E tutti: ‘Sì, siamo noi! Sono i Pink Floyd.'”

Anche se il nome della band e il titolo del disco non compaiono sulla copertina anteriore, il design è universalmente riconoscibile e sinonimo di Pink Floyd, tanto che da allora è apparso su ogni tipo di oggetto: dall’abbigliamento all’accessor